Il ritrovamento nei mesi scorsi ad Arigna dei fossili del Mephytosaurus
Enterotonitruans (rettile preistorico vissuto 100 milioni di anni fa durante il
puteocene) ha scatenato una vera e propria emergenza sanitaria nella zona. Da
quanto è stato portato alla luce, il fossile, perfettamente conservato, ha cominciato
ad emettere ogni 20 minuti dei poderosi tuoni intestinali, con emissione di gas
a forte contenuto di ammoniaca, composti solforati e metano. Ad Arigna l’aria è
irrespirabile, tant’è che alcuni anziani residenti con problemi respiratori
hanno dovuto essere ricoverati nel sanatorio di Armisa poiché rischiavano la
vita. Ma non è tutto qui: il metano contenuto nei mefitogas emessi dal fossile
comporta un fortissimo rischio di incendi ed esplosioni.
“Portare alla luce il mefitosauro di Arigna si è rivelato un errore
madornale. Si tratta infatti di un animale notissimo per le venefiche
flatulenze che emette. Ad aggravare il quadro si aggiunge poi il fatto che
questo esemplare era fossilizzato all’interno di un banco di borlotti, cicerchie
e castagne, il che ha causato una mutazione genetica delle budella del rettile
tale da renderle in grado di produrre gas anche in assenza di alimentazione.
Già i nostri vecchi ci raccontavano che da alcune fessure nel terreno, dette
“buchi del marcione”, provenivano soffioni dall’odore insopportabile. I miei
colleghi del dipartimento di paleontologia hanno condotto degli scavi ed hanno
portato alla luce l’infernale trombone. Un grande errore, difficile, se non
impossibile, da rimediare. È stato come risvegliare un Bullrog”, dichiara
Ermenegildo Trombetta, docente di analisi flatulenziale presso l’Università
degli studi di Piateda.
Sulla materia Pasquino Pinzocheri Press Agency ha interpellato
Guidobaldo Arioni Ventacci, uno dei massimi esperti mondiali di bonifica da
flatulenze, che dichiara: “Su richiesta dell’Ufficio Provinciale Prevenzione
Flatulenze, ho effettuato un sopralluogo sui fossili del mefitosauro e devo
dire che, nella mia pur lunga vita passata a lottare contro gli inquinamenti da meteorismo,
mai mi era capitato di vedere (e soprattutto odorare) delle emissioni così pestilenziali.
Se vogliamo venirne a capo, credo che l’unica via percorribile credo sia la
creazione di un raccordo metanifero tra lo sfinterocratere del mefitosauro ed il
metanodotto di fondovalle che raggiunge Chiuro. Ma non ci si può limitare a
questo. Il gas emesso dal mefitosauro, pur se altamente infiammabile, non può
essere immesso in rete e bruciato tal quale a causa dell’alta percentuale di
composti puteogenetici e puteofori che contiene. Tali composti sono infatti in
grado di corrodere le tubature di distribuzione urbana e gli impianti di
combustione. Occorre quindi, prima dell’innesto sul metanodotto, impiantare un
deputeatore a ioni di cesio. Non compete a me dare valutazioni ma mi chiedo:
non era meglio lasciare nelle viscere della terra quel satanasso
scorreggione??”.
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