domenica 3 giugno 2012

Arigna (SO). Emergenza sanitaria dopo il ritrovamento dei fossili del Mephytosaurus Enterotonitruans

Il ritrovamento nei mesi scorsi ad Arigna dei fossili del Mephytosaurus Enterotonitruans (rettile preistorico vissuto 100 milioni di anni fa durante il puteocene) ha scatenato una vera e propria emergenza sanitaria nella zona. Da quanto è stato portato alla luce, il fossile, perfettamente conservato, ha cominciato ad emettere ogni 20 minuti dei poderosi tuoni intestinali, con emissione di gas a forte contenuto di ammoniaca, composti solforati e metano. Ad Arigna l’aria è irrespirabile, tant’è che alcuni anziani residenti con problemi respiratori hanno dovuto essere ricoverati nel sanatorio di Armisa poiché rischiavano la vita. Ma non è tutto qui: il metano contenuto nei mefitogas emessi dal fossile comporta un fortissimo rischio di incendi ed esplosioni.

Portare alla luce il mefitosauro di Arigna si è rivelato un errore madornale. Si tratta infatti di un animale notissimo per le venefiche flatulenze che emette. Ad aggravare il quadro si aggiunge poi il fatto che questo esemplare era fossilizzato all’interno di un banco di borlotti, cicerchie e castagne, il che ha causato una mutazione genetica delle budella del rettile tale da renderle in grado di produrre gas anche in assenza di alimentazione. Già i nostri vecchi ci raccontavano che da alcune fessure nel terreno, dette “buchi del marcione”, provenivano soffioni dall’odore insopportabile. I miei colleghi del dipartimento di paleontologia hanno condotto degli scavi ed hanno portato alla luce l’infernale trombone. Un grande errore, difficile, se non impossibile, da rimediare. È stato come risvegliare un Bullrog”, dichiara Ermenegildo Trombetta, docente di analisi flatulenziale presso l’Università degli studi di Piateda.

Sulla materia Pasquino Pinzocheri Press Agency ha interpellato Guidobaldo Arioni Ventacci, uno dei massimi esperti mondiali di bonifica da flatulenze, che dichiara: “Su richiesta dell’Ufficio Provinciale Prevenzione Flatulenze, ho effettuato un sopralluogo sui fossili del mefitosauro e devo dire che, nella mia pur lunga vita passata a lottare contro gli inquinamenti da meteorismo, mai mi era capitato di vedere (e soprattutto odorare) delle emissioni così pestilenziali. Se vogliamo venirne a capo, credo che l’unica via percorribile credo sia la creazione di un raccordo metanifero tra lo sfinterocratere del mefitosauro ed il metanodotto di fondovalle che raggiunge Chiuro. Ma non ci si può limitare a questo. Il gas emesso dal mefitosauro, pur se altamente infiammabile, non può essere immesso in rete e bruciato tal quale a causa dell’alta percentuale di composti puteogenetici e puteofori che contiene. Tali composti sono infatti in grado di corrodere le tubature di distribuzione urbana e gli impianti di combustione. Occorre quindi, prima dell’innesto sul metanodotto, impiantare un deputeatore a ioni di cesio. Non compete a me dare valutazioni ma mi chiedo: non era meglio lasciare nelle viscere della terra quel satanasso scorreggione??”.

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