Sul “Il Giornale” di oggi 25 marzo è apparso un
articolo di Magdi Allam, che ho trovato francamente disgustoso.
Magdi
Allam ha passato molti anni a scagliarsi (meritoriamente) contro l’integralismo
ed il fanatismo islamico. 5 anni fa ha scelto di convertirsi al cattolicesimo,
venendo battezzato da papa Benedetto XVI. Da quel momento è diventato un
fondamentalista cristiano, dando prova che ogni
uomo ha l’occasione di essere bigotto a modo suo, un’occasione facilissima
da cogliere. Adesso Allam dichiara a muso duro di “uscire” dalla Chiesa Cattolica poiché, a suo dire, non è più abbastanza nazionalista,
patriottarda, etnicamente connotata in senso occidentale e reazionaria. Una
sola chiosa: letteralmente “Chiesa
Cattolica” significa “Chiesa
Universale”. Il nostro eroe la vorrebbe invece padana, brianzola, veneta, romana ma mai universale.
Poteva ben saperlo pure prima che non era
così!
Io sono anti islamico, ma tributo tutto il
mio disprezzo per chi altro non ha fatto che passare da un bigottismo
all’altro.
Di
seguito il testo dell’articolo (ho evidenziato in grassetto alcune infami panzane
del nostro profeta). Buona lettura … dipende
dallo stomaco!!
***
Perché me ne vado da questa Chiesa
debole con l'islam
Credo
nel Gesù che ho amato sin da bambino, leggendolo nei Vangeli e vivificato da
autentici testimoni - religiosi e laici cristiani - attraverso le loro opere
buone, ma non credo più nella Chiesa. La
mia conversione al cattolicesimo, avvenuta per mano di Benedetto XVI nella
notte della Veglia Pasquale il 22 marzo 2008, la considero conclusa ora in concomitanza con la fine del suo papato.
Sono
stati 5 anni di passione in cui ho toccato con mano la vicissitudine del vivere
da cattolico salvaguardando nella verità e in libertà ciò che sostanzia
l'essenza del mio essere persona come depositario di valori non negoziabili, di
un'identità certa, di una civiltà di cui inorgoglirsi, di una missione che dà
un senso alla vita.
La mia
è una scelta estremamente sofferta, mentre guardo negli occhi Gesù e i tanti
amici cattolici che proveranno amarezza e reagiranno con disapprovazione. C'è
stata un'improvvisa accelerazione nel far maturare questa decisione di fronte
alla realtà di due Papi, che per la prima volta nella Storia s'incontrano e si
abbracciano, entrambi depositari di investitura divina, dal momento che il
grande elettore è lo Spirito Santo che si manifesta attraverso i cardinali,
entrambi successori di Pietro e vicari di Cristo anche a prescindere dalla
decisione umana di dimettersi.
La Papalatria che ha infiammato l'euforia per
Francesco I e ha rapidamente archiviato Benedetto XVI, è stata solo la goccia
che ha fatto traboccare il vaso di un quadro complessivo di incertezze e dubbi
sulla Chiesa
che ho descritto correttamente e schiettamente già nel mio «Grazie Gesù» del
2008 e in «Europa Cristiana Libera» del 2009.
Se
proprio Benedetto XVI denunciando la «dittatura del relativismo» mi aveva
attratto e affascinato, la verità è che
la Chiesa è fisiologicamente relativista. Il suo essere contemporaneamente
Magistero universale e Stato secolare, ha fatto sì che la Chiesa da sempre accoglie nel suo seno un'infinità di comunità,
congregazioni, ideologie, interessi materiali che si traducono nel mettere insieme
tutto e il contrario di tutto. Così come la Chiesa è fisiologicamente globalista fondandosi sulla comunione dei
cattolici in tutto il mondo, come emerge chiaramente dal Conclave. Ciò fa
sì che la Chiesa assume posizioni
ideologicamente contrarie alla Nazione come identità e civiltà da preservare,
predicando di fatto il superamento delle frontiere nazionali. Come
conseguenza la Chiesa è fisiologicamente buonista, mettendo sullo stesso piano,
se non addirittura anteponendo, il bene altrui rispetto al bene proprio, compromettendo dalla radice il concetto di
bene comune. Infine prendo atto che la Chiesa è fisiologicamente tentata
dal male, inteso come violazione della morale pubblica, dal momento che impone
dei comportamenti che sono in conflitto con la natura umana, quali il celibato
sacerdotale, l'astensione dai rapporti sessuali al di fuori del matrimonio,
l'indissolubilità del matrimonio, in aggiunta alla tentazione del denaro.
Ciò che più di ogni altro fattore mi ha
allontanato dalla Chiesa è il relativismo religioso e in particolare la
legittimazione dell'islam come vera religione, di Allah come vero Dio, di
Maometto come vero profeta, del Corano come testo sacro, delle moschee come
luogo di culto. È una autentica follia suicida il fatto che Giovanni Paolo II
si spinse fino a baciare il Corano il 14 maggio 1999, che Benedetto XVI pose la
mano sul Corano pregando in direzione della Mecca all'interno della Moschea Blu
di Istanbul il 30 novembre 2006, mentre Francesco I ha esordito esaltando i
musulmani «che adorano Dio unico, vivente e misericordioso». Sono invece
convinto che, pur nel rispetto dei musulmani depositari al pari di tutte le
persone dei diritti inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà,
l'islam sia un'ideologia intrinsecamente violenta così come è stata
storicamente conflittuale al suo interno e bellicosa al suo esterno. Ancor di
più sono sempre più convinto che l'Europa finirà per essere sottomessa
all'islam, così come è già accaduto a partire dal Settimo secolo alle altre due
sponde del Mediterraneo, se non avrà la lucidità e il coraggio di denunciare
l'incompatibilità dell'islam con la nostra civiltà e i diritti fondamentali
della persona, se non metterà al bando il Corano per apologia dell'odio, della
violenza e della morte nei confronti dei non musulmani, se non condannerà la
sharia quale crimine contro l'umanità in quanto predica e pratica la violazione
della sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra uomo e donna, la
libertà religiosa, infine se non bloccherà la diffusione delle moschee.
Sono contrario al globalismo che porta
all'apertura incondizionata delle frontiere nazionali sulla base del principio
che l'insieme dell'umanità deve concepirsi come fratelli e sorelle, che il
mondo intero deve essere concepito come un'unica terra a disposizione di tutta
l'umanità.
Sono invece convinto che la popolazione autoctona debba legittimamente godere
del diritto e del dovere di salvaguardare la propria civiltà e il proprio patrimonio.
Sono contrario al buonismo che porta la Chiesa
a ergersi a massimo protettore degli immigrati, compresi - e
soprattutto - i clandestini. Io sono per l'accoglienza con regole e la prima
regola è che in Italia dobbiamo innanzitutto garantire il bene degli italiani,
applicando correttamente l'esortazione di Gesù «ama il prossimo tuo così come
ami te stesso».
Sono
stati dei testimoni - coloro che fanno sì che la verità che affermano
corrisponde alla fede in cui credono e si traduca nelle opere buone che
compiono - a persuadermi della bontà, del fascino, della bellezza e della forza
del cristianesimo come dimora naturale dei valori non negoziabili, dei binomi
indissolubili di verità e libertà, fede e ragione, valori e regole. Ed è proprio nel momento in cui attorno a
me viene sempre meno la presenza di testimoni autentici e credibili, in
parallelo alla conoscenza approfondita del contesto cattolico di riferimento,
che è vacillata la mia fede nella Chiesa.
Faccio
questa scelta, nella sofferenza interiore e nella consapevolezza della
disapprovazione che genererà nella patria del cattolicesimo, perché sento come
imperativo il dovere morale di continuare ad essere coerente con me stesso e
con gli altri nel nome del primato della verità e della libertà. Non mi sono
mai rassegnato alla menzogna e non mi sono mai sottomesso alla paura.
Continuerò a credere nel Gesù che ho sempre amato e a identificarmi
orgogliosamente nel cristianesimo come la civiltà che più di altre avvicina
l'uomo al Dio che ha scelto di diventare uomo e che più di altre sostanzia
l'essenza della nostra comune umanità. Continuerò a difendere laicamente i
valori non negoziabili della sacralità della vita, della centralità della
famiglia naturale, della dignità della persona, della libertà religiosa.
Continuerò ad andare avanti con la schiena dritta e a testa alta per dare il mio contributo alla rinascita
valoriale e identitaria degli italiani. Lo farò da uomo integro
nell'integralità della mia umanità.
Magdi Cristiano Allam