Da quanto
consta alla scrivente Pasquino Pinzocheri Press Agency, l'umbratile borgo di
Sernio, la piccola Antartide dei
frutteti, che conosce il sole tanto quanto un musulmano osservante
conosce l'enologia, è da tempo teatro di innominabili
perversioni carnali, di veri e propri giochi bestiali ed ereticali,
che si pensava esistessero solo come farneticante citazione nei verbali dei
famigerati processi alle streghe del medioevo o ai tempi della Controriforma.
Ebbene, non è così.
Una premessa,
per meglio circostanziare la questione, è d'obbligo. Lo scorso mese, a Sernio è
stato sequestrato Luigino Pomacelli
Cocciniglia, meglio noto come il kaiser della pomella, proprietario
di frutteti per un totale di circa 8mila piante. I rapitori hanno chiesto un
riscatto pari a 2mila quintali di mele
di misura 80-oltre.
Il possesso
di cotale quantità di alberi di melo fa del Pomacelli Cocciniglia uno dei
maggiorenti del paese, un aristocratico di diritto, non per nascita ma per
censo frutticolo (unica fonte di dignità personale e diritti politici in quel
di Sernio). Per tali motivi, il Commissariato
Patriarcale per la Repressione dei Crimini anti Frutticoli (CPRCaF)
ha immediatamente avviato le indagini per addivenire alla liberazione
dell'eminente personalità rapita.
Il Nucleo Indagini Crimine Agrario Violento
del CPRCaF ha scandagliato l'intero territorio serenasco alla ricerca di tracce
ed indizi utili ed ha alla fine scovato l'ostaggio in una vecchia baita
diroccata in località Marendöl.
Infatti, i rapitori, risultati poi essere tre balordi originari di Cologna,
hanno ad un certo punto deciso di abbandonarlo, in quanto la famiglia Pomacelli
Cocciniglia aveva più dichiarato in pubblico che, ove fossero stati catturati,
li avrebbero fatti sodomizzare più e
più volte da un bisonte in astinenza da due anni e col pene foderato di filo
spinato e carta raspa.
Conclusasi
col lieto fine la vicenda del sequestro, sono però stati analizzati i dati
raccolti dal CPRCaF, facendo emergere una realtà sconcertante. Quasi tutti i campioni biologici prelevati
nei frutteti di Sernio contengono fluidi corporei di tipo intimo, connessi alla
consumazione di rapporti sessuali. Fino a qui qualcuno potrebbe dire
che non c'è nulla di scandaloso poiché:
- non si tratta altro che di sana attività fisica svolta all'aperto
- stante il rapporto che il popolo serenasco ha con i propri frutteti, non è così strano che le persone vi si rechino per la consumazione dei propri amplessi, stante anche l'effetto afrodisiaco che su quella popolazione hanno i gas emessi da foglie, frutti e corteccia del melo
Ma il punto è
un altro: dall'esame dei DNA contenuti nei campioni, si è acclarato che si tratta di una miscela di fluidi corporei
sia umani che animali; i DNA non umani appartengono a bovini, ovicaprini, ungulati e persino a
struzzi e nutrie.
Ecco quindi
la sconvolgente verità: nei frutteti di
Sernio si consumano atti carnali tra uomini e bestie (spesso la
distinzione risulta difficile ai meno esperti).
Ad onor del
vero, una spiegazione della genesi criminologica di tale comportamento è facile
da trovare: il popolo serenasco ha con i propri frutteti un rapporto profondo
ed ancestrale così forte da trascendere nella carnalità. L'uomo di Sernio ha in
un certo senso sviluppato una forma di bisessualità
inconscia tale per cui si sente moglie del melo e marito della terra dove il melo cresce.
Siccome la terra è popolata di animali e gli animali stessi predano i frutti
del melo, l'intimità carnale con loro consente una reductio ad unum del dilemma
interiore sotteso alla bisessualità in questione. Detto in altri termini, la relazione A/P con gli animali,
sostanziandosi in un fatto di genere penetrativo sessuale bidirezionale (c.d. dai e prendi) consente
all'individuo di realizzarsi nella sua interezza, in piena armonia olistica con
la madre terra ed il padre melo, le due entità supreme della religione
serenasca, operanti rispettivamente come generatrice della vita a fini di
frutticoltura ed entità totemica che incarna la frutticoltura stessa medesima.
È allora agevole dedurre come alla bisessualità inconscia si aggiunga una forma
di incesto panteistico, che
consente all'individuo di essere sempre più connesso all'universo serenasco, in
vista del suo passaggio a forme di vita più alte, con l'ascensione alla Grande Poma Cosmogonica (passaggio
che purtroppo avviene sempre troppo tardi).
Pasquino
Pinzocheri Press Agency ha assunto alcune informazioni circa la consumazione
degli anzicennati atti carnali, bestiali ed ereticali. Di seguito il resoconto
di alcuni abominevoli episodi, che si fornisce per mero senso del dovere,
superando il proprio disgusto affinchè a sua volta il disgusto alberghi nelle
menti e nei cuori della sterminata platea di coloro che leggono.
Roberto
Diradini Succhioni
Alzatosi alle
3.30 di notte per recarsi nel suo frutteto per un trattamento pesticida contro
gli afidi, dopo aver inalato i vapori dell'insetticida e le sostanze emesse
dalle piante di melo in fase di sviluppo dei frutti, è stato colto da un raptus
erotico/agreste. Essendo solo sul posto, ha iniziato a toccarsi le parti basse,
spalmandoci sopra un potente fungicida sistemico ad ampio spettro per oidio e
ticchiolatura.
Raggiunto uno
stato ultra priapistico, mentre stava iniziando una serie di manovre di autosoddisfazione
manipolativa manuale, ha avvistato un cervo, intenzionato a nutrirsi del
fogliame delle piante. Ha quindi imbracciato un fucile per sparare un colpo in
aria a scopo di avvertimento, così da mettere in fuga l'ungulato. L'animale si
è però messo a correre verso il Diradini Succhioni, il quale si è ben presto
accorto che trattavasi di una splendida cerva. Allora ha buttato in terra il
fucile ed ha imbracciato la propria verga, penetrando immantinente la
malcapitata bestia.
I lussuriosi
bramiti dell'animale hanno richiamato un intero branco di cervi maschi, che si
sono uniti al congresso carnale, di modo che se il
Diradini Succhioni ha dato per uno, ha poi ricevuto per dieci.
Si mantiene un doveroso riserbo sul luogo effettivo della ricezione.
Melita
Goldini e GianSimone Paloxi
La giovane
coppia di fidanzati si è appartata nel frutteto di proprietà dei genitori della
ragazza, utilizzando come alcova la cabina di un trattore.
Dopo aver
sniffato dosi da cavallo di polisolfuro di bario, i due affannati mentali hanno
iniziato i primi approcci amorosi. Per rendere più romantico il momento, hanno
poi deciso di scendere dal trattore, per avviare l'impianto di irrigazione a
pioggia e consumare i propri roventi amplessi sotto l'acqua battente.
L'atmosfera di
grande armonia agreste, frutticola ed idroterapica ha richiamato l'attenzione
di due struzzi e di alcune decine di nutrie. Giunti sul posto, gli animali
hanno notato la spropositata dotazione carnale del Paloxi ed hanno implorato,
tanto i maschi quanto le femmine, di poterne usufruire. Il disgraziato ha
assunto per via endovenosa un micidiale cocktail di anticrittogamici e di
pesticidi, al fine di poter garantire la necessaria prestanza genitale ed ha
poi ordinato agli animali di mettersi in fila ed attendere il proprio turno,
dicendo loro che ce n'era per tutti, tanto in termini di centimetri che di
litri.
Tutte le
performances del debosciato Paloxi sono state filmate con lo smart phone dalla
Goldini. Dal materiale girato è poi stato tratto un film hard, che ha già
venduto più di 5mila copie a Sernio. Gli introiti generati dalle vendite, pari
per valore a circa 7 anni di raccolti di mele, hanno indotto i due fidanzati a
creare una casa di produzione di film a luci rosse, che hanno chiamato La banana nel meleto. La ditta
produce e commercializza solo film hard amatoriali ambientati in frutteti, che
ora offrono un rendimento ben superiore a quello ottenuto standoci intere
giornate a spezzarsi la schiena. Ecco alcuni titoli di film ormai divenuti
campioni di incasso, sia al botteghino dei cinema di Sernio che per vendita di
DVD:
- Le mele del peccato nel frutteto infoiato
- Sodomia all'ombra del filare
- Raccolta rovente per lo stallone esigente
- Pulzelle in calore sul rimorchio del trattore
- La minkia è dura in tempo di potatura
- Perversione carnale dietro il bancale
- S'allarga il culetto all'ombra del muletto
Jessica
Ruboacari Afidini
Figlia
sedicenne di un autorevole esponente dell'alta nobiltà agraria, ha sempre avuto
molti problemi ad interagire con i propri simili, a causa di una forma
particolarmente grave di sterco-alitosi insetticida di cui soffre dalla
nascita.
In
particolare, nonostante lo desideri ardentemente, non è mai riuscita a
consumare il benchè minimo amplesso con i numerosi ed aitanti frutticoltori
locali. Infatti, diversi hanno cercato di appartarsi con lei, ma:
- alcuni malcapitati sono caduti in preda a flaccidosi mentulare fulminante, seguita da perdita dei sensi, appena il fiato della ragazza è giunto alle loro narici
- altri hanno cercato di copulare con la ragazzina indossando preventivamente una maschera antigas, ma è facile comprendere come sia difficile mantenere un'atmosfera romantico trattino erotica in una simile concia
- in un attacco di romanticismo, altri ancora hanno cercato di rimediare mettendo un secchio di latta in testa alla leggiadra pulzella, ma la concentrazione di gas mefitici respiratori era tale da causare la corrosione della lamiera, con conseguente flaccidosi mentulare fulminante, come sopra citato
Stanca
della propria illibatezza, Jessica ha preso una decisione radicale: concedersi
carnalmente alle nutrie che zompettano allegramente nei frutteti di famiglia,
situati al margine del lago di Sernio.
Una mattina, si è perciò recata all'alba nel frutteto, ha preso un bel respiro a pieni polmoni (causando l'istantanea defogliazione di circa 3mila piante di melo) ed ha poi deciso di spogliarsi e di sdraiarsi languidamente per terra, iniziando poi ad indulgere in alcuni atti di autoerotismo.
L'insistente attività di sollazzamento digitale ha attirato l'attenzione di un branco di nutrie che stava sguazzando allegramente nel lago. I pelosi roditori (una trentina) hanno velocemente raggiunto la fanciulla, mettendosi in fila per consumare con lei dei roventi amplessi. I primi quindici, non a conoscenza del devastante alito della Dulcinea, sono rimasti stecchiti. Gli altri, vedendo la mala parata, si sono ritirati in fretta e furia, si sono turati il naso con del fango e sono poi tornati sul posto, dove rimaneva ad attenderli la fanciulla insetticida. Ognuno di loro ha così potuto consumare plurimi atti carnali, bestiali, ereticali e pellicciosi, avendo solo l'accortezza di tenere il naso ben tappato ed utilizzare per la bisogna non l'apparato genitale ma la testa.
Grande
soddisfazione per tutti, Jessica in primis, che ha così potuto liberarsi della
propria illibatezza, al solo prezzo di un poco di solletico (non sotto le
ascelle, si precisa) a causa della pelosità dei suo partners.