giovedì 1 dicembre 2016

Funghetti nucleari in ambienti ferroviari

Nulla è più pericoloso di una persona esasperata mentre aspetta un treno in ritardo di 45 minuti, seduto su una lurida panchina, dentro una gelida sala d'aspetto di una stazione che ha tutta l'aria di un una carcassa di stabilimento industriale che fa la ruggine sotto la pioggia ininterrottamente da inizio anni '30, dai tempi della Grande depressione. Erbacce dovunque, vagoni imbottiti di amianto a marcire sui binari, imberbi adolescenti immigrati che stanno nei cessi a far servizietti a flaccide checche over 70 in cambio di un biglietto da 10, la 45enne eroinomane irrecuperabile e senza denti che invece delle mentine si succhia il pusher nel piazzale deserto dei taxi, in cambio di una dose tutta tagliata con la polvere per raschiare le pentole, vecchi catarrosi che con molta discrezione si comprano un pornazzo in edicola.
Il solito sciopero della solita sigla sindacale di lazzaroni a spese del pubblico erario per motivazioni che non si capiscono bene ma che potrebbero essere più o meno del tipo il diritto di farsi almeno 20 giorni di malattia l'anno, andare in maternità quando lo spermatozoo non è ancora arrivato a destinazione, una trentina di giorni di permesso all'anno per portare due minkioni di bambini alla fattoria didattica per coltivare fagioli e che gli scoppino le budella e lo sfintere a forza di scorregge oppure la facoltà di infilare un malato di Alzheimer a caso nello stato di famiglia per guadagnare 3 giorni al mese di permesso o altro ancora ... ancora ... ancora ... ma che minkia vogliono 'sti statalacci. 
Il signor XX è carico come una molla, determinato come un molosso da battaglia e pronto a sbranarsi l'intera umanità ... è in piedi dalle 5 del mattino, se tutto va bene questa sera rincasa alle 9 o 9 e mezza. Da poco la moglie lo ha buttato fuori casa per via della sua scarsa igiene personale e di un'alitosi paragonabile ad un'arma di sterminio di massa, è tornato a vivere con la madre, un'esaurita cronica che vede dappertutto borseggiatori, froci, comunisti e pedofili ingroppatori, ma, soprattutto, ha una paura folle che qualcuno gli metta il diserbante nei gerani. Il caro XX ne ha ben donde, è pronto ad imbracciare lanciafiamme e mazza da baseball, non sa se è peggio aspettare i porcacci comodi di un treno con quasi un'ora di ritardo oppure tornare a casa, scofanarsi due scatole di insalata di tonno e fagioli, sgargarozzare una birra, due rutti, una pisciata e poi accorgersi di sua mamma che delira stesa sul divano, col telecomando in mano a mo' di bazooka, nel caso dovesse comparire in TV qualcuno che parla a favore delle unioni civili tra persone dello stesso sesso. 
XX ha un mondo dentro di se, un mondo non troppo definito, amorfo, fluido, lavico, magmatico, difatti è pronto ad eruttare ed esplodere manco fosse il Krakatoa. No, peggio, è come una bomba H pronta a far sorgere, in piena notte, un nuovo sole nel deserto del Kazakistan. Niente di quello che lo circonda è sopportabile per lui. Vediamo, vediamo ...

Cominciamo con la vecchietta stronza che cerca di saltare la fila in biglietteria esibendo a mo' di lasciapassare un nipote mongoloide che sbava da tutte le parti perchè ha l'umore guasto ... e magari la lasci passare per paura di essere sputacchiato dalla testa ai piedi dal pupino, però è forte la voglia di sbottare e di dirle "signora, se lo tenga in casa oppure le do io l'indirizzo del Cottolengo, se già non lo conosce".

Eccoti poi il solito eroinomane a cui da almeno 5 anni manca un Euro per fare il biglietto ... con tutti gli Euro che ha scroccato a quest'ora dovrebbe comprarsi un biglietto per Ulan Bator, partenza col primo treno, imbarco su carro merci a forza di calci nel didietro e piombare il vagone, come quando i tedeschi rispedirono Lenin dalla Germania in Russia ai tempi della prima guerra mondiale.

Avanti il prossimo: ragazzo e ragazza sulla trentina che ti chiedono cosa ne pensi dei tossicomani che stanno in comunità e che hanno bisogno di un aiuto per andare avanti ... ma chi ha mai detto loro di diventare tossici? Essere in recupero non è mica un merito, chi minchia credono di essere, mica stanno male per una malattia o un infortunio, sono messi così per loro scelta, che si arrangino e che peccato che l'ultima pera che si sono fatti non conteneva abbastanza stricnina. Gli domandi se sono proibizionisti o antiproibizionisti. Opzione uno: vadano a farsi fottere e chiedano i soldi Gasparri e Giovanardi. Opzione due: vadano ugualmente a farsi fottere e cerchino di scucire qualche spicciolo agli eredi di Marco Pannella.

Adesso è l'ora della zingara che puzza di discarica e che chiede la carità cercando di commuovere il prossimo col bambino che si porta in braccio, un neonato di 3 mesi avvolto in un telo di spugna, tutto intirizzito dal freddo, col moccio che gli cola dal naso al mento e le guance bluastre ... ma i servizi sociali dove sono, cazzo?? Sono comodamente nei loro uffici a far la fila davanti alla macchinetta del caffè, ecco dove sono ...e pensa te che facendo il loro dovere potrebbero ingrassare anche un tantinello qualche casa famiglia gestita da qualche ente ecclesiastico, più danaroso di Nike, Coca Cola, General Motors ed IBM.

I Mormoni fanno attività di predicazione missionaria all'uscita della scala mobile e sensibilizzano il gentile pubblico non pagante lì intervenuto sulla possibilità di ricevere il battesimo e guadagnarsi la salvezza eterna non solo per se stessi ma anche per i propri antenati, pur se passati a guardare l'erba dalla parte delle radici da decenni. Insomma, cacciare nei guai non solo chi è vivo ma anche chi è già schiattato ... una sorta di tassa di successione a ritroso per scassare i maroni a chi ha già raggiunto la Gerusalemme celeste, così da guadagnarsi una sonora stramaledizione dall'oltretomba.

Arriva il turno del tipo che cerca di raccogliere adepti per Dianetics, ben vestito, una faccina pulita, non un capello fuori posto, cerca di piazzarti al modico costo di qualche centinaio di Euro l'opera omnia di Ron Hubbard. Ha quella faccia da ragazzino bianco, anglosassone e protestante per bene che ti vien voglia di prenderlo a schiaffi prima ancora che apra bocca. Quando poi comincia a menartela con lo sviluppo del potere della mente, il diventare clear, l'essere causa efficiente su spazio e tempo ed altre minchiate l'impulso è uno solo: impartirgli la benedizione con la motosega ed aggiungere che se vieni a sapere dov'è sepolto Hubbard prendi l'aereo, vai al cimitero, bevi un gallone di birra e poi ti tiri fuori il pisello ed annaffi la sua minchia di tomba affinchè sia sfanculato da morto come lo hai sfanculato da vivo.

Si fa sotto la coppia di piccioncini trentenni, con marmocchio minchione di 6 anni al seguito, vestito firmato dalla testa ai piedi ed armato di tablet (impossibile farne a meno alla sua età, per il corretto sviluppo minchio-fisico). Il rampollo, a quella tenera età, vuol ancora farsi portare col passeggino perchè si sbatte troppo a camminare ed i due mezzatacca devastati dalla genitorialità lo assecondano. Non solo, il cretinetti strilla perchè papà e mammà non gli hanno trovato e comprato una preziossima bustina di Pokemon che contiene due esclusivissime figurine con due fichissimi mostriciattoli ... mostriciattoli brutti e repellenti, ma, pur se stampati su cartoncino, sicuramente più intelligenti del coglionazzo infante e dei coglionazzi che lo hanno generato ed inopinatamente fatto crescere. Un solo pensiero ti attraversa la mente: cresci minchione, cresci e sogna pure di fare l'astronauta, fissatelo bene a fuoco nell'anima il tuo sogno, così non te lo dimentichi e ti aiuterà a tenerti un po' su nei momenti di sconforto che ti prenderanno di sicuro quando, fra qualche anno, ti dovrai fare le tue canoniche 12 ore al giorno a friggere hamburger in un fast food e stramaledirai i tuoi per il fatto di non averti preso a stangate nelle gengive quel tanto che basta per capire che il mondo non è fatto di Pokemon, Peppa Pig, Capitan America, Supereroi e Tartarughe Ninja ... tartaruga Minkia che non sei altro!! 

Basta girare la testa ed ecco che, all'uscita della scala mobile, ci sono due testimoni di geova che ti vogliono piazzare una Torre di Guardia. La risposta è una sola: io non so che farmene del dio che mi hanno rifilato quand'ero neonato, rovesciandomi sulla testa una mestolata di acqua, pensa quindi te se ne voglio un altro di dio. Anzi, secondo me dovete andare a farvi un bel clisterone di sangue di maiale. 

Lo spettacolo continua: ma che carino quel plotoncino di ambientalisti col banchetto!! Stanno volantinando contro l'effetto serra, la deforestazione, l'inquinamento atmosferico, gli scarichi nelle acque, la contaminazione del suolo, la cementificazione, le industrie, i pesticidi, l'allevamento intensivo, i nitrati, le scorregge del bestiame ed i rutti degli ubriaconi. Coll'occasione, ci intrattengono anche col sacro verbo della descrescita felice, della chiusura delle fabbriche che inquinano e della riduzione dei consumi. Due bestemmioni e poi li invitiamo ad andare a raccontare tutto ciò ad un drappello di metalmeccanici cassintegrati, col mutuo da pagare, una moglie a carico, due figli adolescenti a testa in media ed una bella chiave inglese del 36 in mano. Inutile girarci  intorno: questi sono convinti che sia l'esistenza stessa dell'uomo a mettere in pericolo l'ecosistema e che solamente con l'estinzione del genere umano si possa salvare la terra  dall'autodistruzione. Per coerenza li invitiamo a sparire loro per primi, impiccandosi con una bella corda in fibra naturale coltivata col metodo biodinamico, ovviamente!

E' ora il turno dei pentecostali, cristiani rinati che schitarrano ed elevano inni a dio e vogliono renderti partecipi della loro gioia per aver trovato il signore, il suo amore e le sue leggi. E non si disarmano nemmeno quando gli dici che non te ne frega una ceppa di minchia di loro e del loro dio, che non sai se dio esiste ma se esiste non ci fa certo una bella figura.

I pacifisti! Come potevano non esserci anche loro!! Ovviamente protestano contro la guerra in modo pacifico, assaltando con mazze, bombe carta e bottiglie molotov il McDonalds che si trova di fronte alla biglietteria della stazione. Protestano contro le prepotenze dei paesi occidentali e degli yankees ed offrono il loro incondizionato appoggio morale e politico agli ayatollah, alla Corea del Nord ed a qualunque piccolo, povero, isolato indifeso e sanguinario dittatore del terzo mondo, purchè esso stesso abbia avuto l'accortezza di prendere posizione contro gli USA, le multinazionali, la globalizzazione e l'occidente.

Presidio antirazzista, signore e signori! Presidio a sostegno dei poveri musulmani che non si trovano ben accolti nel nostro paese. Poverini, (auto)sradicati dalla loro terra e costretti a vivere in un paese dove:
  • si consumano alcool e carne di maiale
  • le ragazze girano senza velo e con la minigonna
  • pestare e segregare in casa la moglie è proibito
  • ti vietano di sgozzare la figlia se si fidanza con un non musulmano
  • non è loro consentito di trasformare in moschea il duomo di Milano
  • non puoi nemmeno consumare una veloce scopatina in un sottopasso con una donna scelta a caso mentre sta portando fuori il cane, a prescindere dalla sua volontà

Come possiamo tollerare simili soprusi razziali, culturali e sociali? Ce lo chiedono insistentemente due giovani donne, ansiose di trasferirsi in quell'autentico paradiso di parità di genere e diritti per le donne che è l'Arabia Saudita, ansiose di tuffarsi tra i vicoletti del centro storico di Kabul intabarrate in un bel burqa, di visone Annabella per l'inverno e di sgargianti colori by Missoni per l'estate. 

Sul marciapiede del primo binario fa bella mostra di se una coppia di punkabbestia, capelli verde fluo, pieni di tatuaggi e piercing, ubriachi strafatti. Lui è grosso come un ippopotamo, lei smilza come una rana, sembra succhiata dalle vespe.  Da sei mesi dormono con i loro sei cani, con cui condividono tutto, ma proprio tutto eh! Cibo, posto per dormire, intimità sessuale ed igiene (nel senso che lui, lei ed i cani si lavano reciprocamente a forza di leccate, tutte le mattine, verso le 11, appena svegliati, poi si danno all'amore universale, all together in harmony). Sono svaccati per terra ed appena passi ti chiedono qualche soldino, bestemmiandoti dietro se tiri dritto e non lasci la moneta. Come osano tutti questi maledetti, egoisti e rognosi lavoratori pendolari non garantire il diritto al sostentamento a loro due ed ai loro cani, loro che sono l'avanguardia, il faro illuminante che insegna qual'è il modo giusto di vivere la vita e di stare al mondo?? Davvero non c'è più religione!!

Vicino alla fermata dell'autobus stanno volantinando con grande furore militante due antiabortisti, begardi, baciapile e mangiaostie. Distribuiscono volantini con l'immagine di un'ecografia con un feto e la scritta non uccidere. Certo, perchè è più giusto che i bambini vengano uccisi da carestie, infezioni ed epidemie, ma dopo che sono nati, ovviamente ... perchè dio vuole che muoiano da neonati o da bambini con pochi anni di vita, non certo quando sono un embrione di due o tre settimane di vita, è molto più dignitoso, va da se...

***

XX è mezzo stravaccato sulla panchina, smarronato dall'idea del treno con 45 minuti di ritardo quando accade l'irreparabile: "dlin dlon, annuncio cancellazione treno: il treno 25969 delle ore 20.34 già annunciato con un ritardo di 45 minuti è definitivamente cancellato, ci scusiamo per il ritardo". XX resta immobile per due o tre secondi, poi si alza dalla panchina con una calma olimpica solo apparente, visto che dentro la sua testa sente un frastuono simile a quello di una locomotiva a pieno vapore. 
A passi cadenzati si dirige verso la biglietteria della stazione, aspetta con educazione che si esaurisca la fila. Arriva il suo turno, il bigliettaio gli dice freddamente e distrattamente "buongiorno, mi dica". XX rimane per qualche secondo muto ed immobile e poi dice a mezza voce "buongiorno signor bigliettaio, il biglietto che voglio prendere non è solo per per me ma per tutto il mondo intero".
Il bigliettaio lo guarda stranito per un istante e poi esclama "signore, noi non abbiamo nella nostra offerta biglietti collettivi per comitive così grandi. Al massimo possiamo arrivare a 30 persone per biglietto, nulla osta ovviamente che lei acquisti un numero di biglietti tale da assommare tutti i viaggiatori di cui è capocomitiva. Se poi la comitiva superasse le 150 persone la devo rinviare all'apposito ufficio che organizza i treni speciali, dove può farsi fare un'offerta per un convoglio dedicato".
XX ha un'espressione sul volto che lascia presagire poco di buono, tira un profondo respiro e poi dà la stura ad un vero e proprio fiume di parole, un'alluvione di logorrea che non conosce argini e neppure barriere: "stammi a sentire figlio del dolore binario rotabile locomotore dei miei maroni, mi hanno appena soppresso il treno per tornare a casa, sono in piedi da 14 ore, rischio di rincasare stasera alle 11 e di trovare quell'esaurita di mia madre che vede stupratori, pedofili e ladri di gerani ovunque, sono qui da quasi 2 ore ad aspettare i porcacci comodi dei tuoi colleghi statalacci in sciopero, che si sfanculassero a macchina, mi sono già succhiato antiabortisti mangiaparticole, punkabbestia della minkia secca da fargli lo shampoo col lanciafiamme, donne che manifestano contro il razzismo ed a favore dei musulmani tali per cui il burqa e l'infibulazione sono meglio della prima comunione e della cresima e mettici pure qualche stupretto en passant, pacifisti terzomondisti che empaticamente e dolcemente vogliono farsi paladini dei popoli diseredati e per questo hanno incendiato il McDonald dove mi volevo fare un panino visto che sono tre giorni che mangio tonno fagioli e birra, i pentecostali gioiosi di aver ritrovato dio e cosa avranno da festeggiare chi minkia lo sa, gli ambientalisti col culo parato da un posto statale ululanti che vogliono far estinguere l'uomo per salvare il loro fottuto ecosistema, i testimoni di geova che mi sfrantoiano i maroni con le loro strafottute riviste che crepassero tutti di emorragia al buco del culo e niente trasfusioni, due deficienti di 30enni con minkione al seguito che a sei anni vuole ancora andare col passeggino e vedrai che arriva anche per lui il castigamatti che gli insegna a mangiar merda, il pirlone di Scientology dianetico lobotomizzato con le emorroidi ai neuroni che vuol aiutarmi a diventare un superuomo, così che poi lo scuoio con lo sguardo e gli faccio un clistere di pallettoni col dito mignolo, i Mormoni che mi invitano a salvare l'animaccia mia e pure quella de li mortacci mia, la zingara puzzolente col neonato mezzo assiderato in braccio e perchè a loro non li portano via i bambini chi minkia lo sa, i tossici in recupero che mi chiedono soldi manco fosse colpa mia mica sono stato io a piantargli la siringa nel braccio e che schiattino pure loro, il bucomane inguaribile che gli manca un euro per il biglietto del treno, ne avrà raccolti abbastanza per comprarsi un biglietto per andare a farsi fottere in business class, la vecchia stronza e acida che usa il nipote mongoloide per scavalcare la fila in biglietteria, vecchie checcacce che si fanno fare i servizietti nei cessi da ragazzini immigrati che avranno a malapena 12 anni, la tossica di lungo corso senza denti che gli suona il piffero al pusher in cambio di una mezza dose, il vecchio bavoso che gli si rizza una volta l'anno che compra il pornazzo in edicola ... mettici sopra per sovramercato che io sono stato buttato fuori casa dalla moglie perchè mi puzza l'alito e mi lavo poco e devo vivere con mia madre completamente fulminata da TG4, Verissimo, Grande Fratello, Oggi, Intimità, Confidenze, Grand'Hotel, soap operas, telenovelas, ferri da stiro con caldaia e detersivi anticalcare devastanti ... e che minkia vuoi ancora, adesso mi stai ad ascoltare".
Il bigliettaio è pallido, capisce che la situazione si sta facendo complicata, con evoluzioni imprevedibili, ma di certo non piacevoli. Allora dice "signore, guardi, il nostro sistema qualità certificato ISO prevede che lei possa compilare un modulo di reclamo per presunti disservizi che sarà poi preso in carico dal competente ufficio in ossequio alle vigenti procedure".
L'improvvida uscita del miserando tanghero sportellaro bigliettaro è l'innesco, il detonatore che fa deflagrare il nostro XX, generando un'ecpirosi di mitologica portata.
XX spara un devastante rutto da 160 decibel, sfonda il vetro della biglietteria, prende per il collo il bigliettaio e poi urla a voce altissima "mo' mi avete rotto tutti il cazzo e per tutti intendo il mondo intero, adesso vi punisco in modo feroce, roba da antico testamento, come da troppi anni sognavo di fare, preparatevi perchè arriva il giudizio universale".
Questo detto, si cala i pantaloni, si piega in avanti e lascia partire una scorreggia dalla forza paragonabile all'uragano Katrina. Tutte le persone presenti in stazione sono sollevate in aria e spazzate ad oltre 200 metri di distanza nello scalo merci, dove si sfracellano contro le gru ed i carri in attesa di essere caricati. 
Una vera carneficina ... ma non è finita. XX tira il fiato ed esclama "non crederete mica di cavarvela così, questa era solo la caparra, ora arriva il saldo che chiude tutti i conti". Torna a piegarsi in avanti e con un urlo che nulla ha di umano comincia a farsi uscire dalla porta stercoraria basso posteriore un geyser di diarrea fluida e rovente alla pressione di 120 bar, che crea un getto lungo più di 30 metri. L'eruzione letamosa va avanti così per circa due ore, fin quando l'intera area della stazione, ora denominata "nuova Pompei", è sommersa sotto una coltre di circa 15 metri di lava biologica ad alto potere fertilizzante, con ciò facendo contenti i verdi che tanto detestano i concimi chimici.
XX si sente più leggero, si è tolto un peso, in tutti i sensi, è tranquillo beato, sembra tornato in armonia olistica coll'universo intero, avrebbe voglia di abbracciare l'intero genere umano, quando si sente prendere e scuotere per un braccio, è sua madre, "sveglia figliuolo mio, sono già le 5 e mezza, ti devi alzare, tra 40 minuti hai il treno. E stai attento questa sera quando devi tornare, ho sentito alla televisione che oggi c'è sciopero".
XX prende coscienza che non esiste differenza tra sogno e realtà ... XX è pericolossimo ...

lunedì 12 settembre 2016

Sirta (SO). Reintroduzione del paganesimo

Da tempo immemore, la scarsa, per non dire nulla, esposizione al sole fa sì che la corrucciata cittadina della Sirta sia un luogo di tristezza, malinconia ed umore mediamente smarronato. Secoli e secoli di brume, cielo pallido e temperature adatte più alla conservazione di mezzene di suino che agli esseri umani, hanno forgiato l'anima del popolo con un tal pessimismo cosmico che:
  • l'uomo della strada sirtarello sembrerebbe troppo pessimista persino a Giacomo Leopardi ed Emily Dickinson
  • l'Istituto Internazionale di Becchinotecnica Applicata ha deciso di aprire alla Sirta il proprio centro di sperimentazione tecnico/scientifica
  • i pochi gatti neri colà residenti sono scappati dalle case dei loro padroni e preferiscono ora vivere da randagi nei prati della piana di Ardenno
  • i bambini si rifiutano di nascere e scalciano in grembo alla madre in codice Morse per spedire il messaggio "se non scappi dalla Sirta io non rompo le acque e resto qui dentro per sempre"
Riconosciuta la situazione come non più tollerabile e sostenibile, il Gran Consiglio dei Savi Ombrosi si è silenziosamente riunito ed altrettanto silenziosamente ha deliberato di reintrodurre il paganesimo politeista alla Sirta, dichiarandolo al contempo "religione di stato". Perchè tutto questo?? Molto semplice: professando la religione pagana è stato possibile stipulare col dio Apollo un "contratto di prestazione solare minima garantita", in forza del quale la divinità si impegna ad un numero minimo di passaggi del carro solare nei cieli della Sirta, con meticolosa definizione della durata e del percorso. In cambio di tutto ciò, al primo di ogni mese da settembre ad aprile, il popolo sirtarello dovrà inviare ad Apollo una fanciulla illibata, all'uopo estratta a sorte.

Per rendere un porco servizio alla verità, occorre rimarcare come il ritorno al paganesimo abbia creato qualche problema sociale alla Sirta:
  • Giove si è messo ad insidiare tutte le donne sposate della cittadina e pretende pure lo "jus primae noctis". Ma le disgrazie non finiscono qui: essendo un poco smemorato, per non passare due volte dalla stessa donna, dopo aver concupito e terminato di consumare, si richiude la cerniera lampo e poi lancia sulla casa della disonorata un fulmine che lascia inciso sulla facciata il segno di due corna, con ciò rendendo di pubblico dominio l'adulterio
  • Marte, che non riesce a rimanere con le mani in mano, ha reintrodotto il servizio di leva obbligatorio. Allestita la sua personale armata, ha dichiarato guerra ad Ardenno, che ha bombardato con pece rovente e sale, non lasciando pietra su pietra (i sirtarelli riconoscenti gli hanno eretto un tempio votivo)
  • Venere ha aperto il lupanare "SirtinKalor", dove prestano servizio (e che servizio) ben 120 sue ancelle. Di conseguenza, tutti i maschi sirtarelli sono diventati aficionados del  simpatico esercizio commerciale, ai cui cancelli si trova sempre una tale ressa di uomini in preda ai fumi del testosterone da render necessaria la presenza dei reparti antisommossa. Va poi da se che i maschi sposati diventano drammaticamente inadempienti con le proprie mogli, con ciò facilitando l'intervento ausiliario del sullodato Giove. Non solo, in analogia alla naja per gli uomini, la lasciva dea ha introdotto il servizio carnale obbligatorio per tutte le donne sirtarelle sessualmente mature e non coniugate
  • Diana passa le giornate a caccia nei boschi sopra la Sirta. Purtroppo, a causa della sua forte miopia, non riesce a distinguere tra selvaggina ed esseri umani ed in tre mesi ha già abbattuto 27 coppie clandestine appartate tra gli alberi in cerca di intimità
  • Cupido lancia frecce a tutto spiano e fa innamorare tutto e tutti. Soffrendo però di strabismo, sbaglia spesso la mira, combinando pasticci uno dietro l'altro (si citano a titolo esemplificativo e non esaustivo tre casi: 1) una freccia ha fatto scoppiare una incontenibile passione tra la 15enne Cesira ed il montone Thrapanash; 2) il toro chianino Obeliskus si è follemente innamorato del sacrestano, venendone pienamente ricambiato; 3) la moglie del decano del Gran Consiglio dei Savi Ombrosi si è innamorata di un maschio di testuggine che vive nell'invaso della Selvetta, ove si reca ogni giorno per consumare amplessi che, stante la lentezza del testudinato, possono durare pure sei ore)
  • Nettuno viene a passare le vacanze estive nell'invaso della Selvetta, dove scorrazza a tutto velocità col suo carro trainato da cavalli marini e col tridente in mano, grazie al quale ha già infilzato le terga ad oltre 20 disgraziati pescatori
  • Vulcano ha fatto trasferire la metà degli impianti siderurgici dell'Ilva da Taranto alla Sirta, che ora versa in un pauroso stato di inquinamento atmosferico, del suolo e delle falde freatiche
  • Plutone ha creato alla Sirta una nuova porta di ingresso all'Averno, con formazione di code chilometriche di carri funebri, abbandono notturno di feretri nei prati e realizzazione di fosse comuni abusive
  • Minerva si è autoincaricata di diffondere la virtù tra le donne. Per questo ha arruolato una dozzina di vergini che imperversano per strada fermando le donne per verificarne l'illibatezza. Ove non fossero illibate, le malcapitate possono scegliere tra essere giustiziate seduta stante oppure farsi applicare un imene artificiale di bronzo, cosparso di chiodi sul lato esterno
  • Cerere si è convertita dal frumento alla marijuana ed al peyote ed ha organizzato diverse "feste del raccolto" che hanno causato seri problemi di ordine pubblico e di pubblica incolumità per via delle centinaia di persone in preda ad allucinazioni e stati di dissociazione, con consumazione di giochi bestiali ed ereticali tra uomini, donne ed animali (tori, montoni e becchi in particolare)
  • le tre Parche Cloto, Lachesi ed Atropo decidono quali fili tagliare, e quando, in base alla disponibilità degli interessati a pagar loro delle tangenti, con ciò contribuento a ridurre il numero di poveri ed indigenti che vivono alla Sirta
  • Bacco ha riempito le campagne di vigneti, creando la denominazione di origine controllata "Terre sirtiche" e portando in due anni la produzione locale di vino da 0 a 6mila ettolitri. Il grande problema nasce dalle proprietà lassative e causticanti dei vini in questione, fonte di gravi dissenterie. Basti pensare che durante la "festa della torchiatura" il consumo di vino è stato tale che le strade della Sirta sono state colpite da onde di diarrea alte mezzo metro

lunedì 11 luglio 2016

Stare sveglio

... era solito stare sveglio ... sveglio ... tra bastimenti ubriachi in piccole tinozze piene di aranciata, alberi in cammino verso foreste incontaminate, una luna che sceglieva lei quando andare in eclissi, un cane con due paia di ali...
... era solito stare sveglio ... sveglio con un fiume acido a bruciargli le vene, un mare tra le montagne, un'ape regina che suonava il violino, un orologio con le lancette che giocavano a ping pong, nuvole di polvere...
... era solito stare sveglio ... mescolando a caso afa e tempesta, cataste di temporali al posto dei capelli, bottiglie di pollini sconosciuti, un aereo con le eliche sorridenti, decollare coi dadi, atterrare testa o croce...
... era solito stare sveglio ... terrorizzato da nuvole d'incenso e sferragliare di macchine per scrivere...
... era solito stare sveglio ... cercava la prossima scommessa, disegnava autostrade sui vetri della finestra, incideva trampolini sulle inferriate...
... era solito stare sveglio ... bruciato dalla voglia di prendere la parola, i pensieri pronti a rompere l'argine, non sapeva esattamente cosa voleva dire, c'era solo un'irrazionale voglia di raggiungere i microfoni, il resto sarebbe poi venuto, tanto al pezzo...
... era solito stare sveglio ... correva a perdifiato guardando fisso nel vuoto, i guardiani della mente avevano un mandato...
... era solito stare sveglio ... scriveva poemi sulle sue unghie, pensava ai troppi figli mai conosciuti, a passioni pagate sino all'ultima goccia...
... era solito stare sveglio ... persino lo specchio era stanco di lui, attore di altri tempi, buffone reduce da tutte le battaglie, un palcoscenico troppo stretto, bicchieri infami ad ogni ora...
... era solito stare sveglio ... sempre sulla soglia, leggeva nuvole, parlava volentieri con le farfalle...
... era solito stare sveglio ... non sapeva di preciso cosa fosse lì a fare, una non ben precisata lunga malattia, tutta da scontare...
... era solito stare sveglio ... troppi tuoni nella testa a dirgli di restare ammalato con orgoglio...
... era solito stare sveglio ... voleva ridere di gioia, c'era ancora troppa censura da sbranare, un dottore degno della forca...
... era solito stare sveglio ... le arance gli telefonavano spesso, l'asfalto delle strade gli mandava mazzi di fiori ogni notte, c'era un intero elenco di mogli da imparare a memoria...
... era solito stare sveglio ... un barile sensuale, troppe sirene con la voce rauca, frutti che hanno già prenotato il peccato per lui, cigni in parata...
... era solito stare sveglio ... non vedeva null'altro quando lei attraversava la stanza a cavallo di un ramarro foderato di smeraldi, neanche il volo delle locomotive dirette in deposito...
... era solito stare sveglio ... c'era sempre un treno in ritardo da non prendere, un portone da sgranocchiare, una goccia di pioggia da incastonare su un anello...
... era solito stare sveglio ... sempre in attesa della prossima ondata di piena, la sola resurrezione consentita per lui, arruolato per un gioco del destino...
... era solito stare sveglio ... notti intere spese a firmare armistizi con la realtà, poi sorge il sole, la battaglia riprende...
... era solito stare sveglio ... affamato di oscurità ricominciava a prendere quota, pronto a qualsiasi forma di vita...
... era solito stare sveglio ... aspettava che calasse il sole e che per favore la quotidianità la smetta una buona volta di chiedere il suo soffocante tributo...
... era solito stare sveglio ... faro acceso tra la fine del porto e l'inizio del viaggio, nave senza nome ne timone...
... era solito stare sveglio ... per proteggersi dai muri che si chiudevano, per ascoltare la voce dei tanti cani sudati avvezzi ad ogni battaglia...
... era solito stare sveglio ... gli serviva un posto per sdraiare i pensieri, una lingua sconosciuta per parlare con le falene...
... era solito stare sveglio ... correva al commissariato per chiedere indietro la sua faccia, giocava d'azzardo con i ricordi...
... era solito stare sveglio ... troppe volte avevano cercato di rubargli certi maledetti suoni, era di guardia alla frontiera più esterna, era pure lui esterno...
... era solito stare sveglio ... guardava le api come se fossero gettoni del telefono, accendeva sigarette per usarle come stecche da biliardo, tracannava emozioni come fossero birre per provare a navigare da fermo...
... era solito stare sveglio ... con un sorriso da latitante della memoria, cosparso di piaghe che non volevano farsi curare...
... era solito stare sveglio ... pensatore di frodo, esistenza abusiva, errore di programmazione, fallimento della censura, uomo secondario e provvisorio...
... aveva sentito che adesso, forse, magari, arriva il momento per dormire, questa vita gli sembrava enorme, enorme per continuarla, enorme per raccontarla, ernorme per dire basta, enorme per chiuderla lì ... era stanco di dare spiegazioni, era stanco di cambiare continuamente modo di parlare ai sordi, non era buio, non era luce, non era frastuono, non era silenzio, non era fuoco, non era ghiaccio, era ... era ... era ... era e basta...
... era solito stare sveglio per liberare i suoi sogni ed aiutarli a viaggiare

lunedì 6 giugno 2016

Roncaglia di sotto (SO). Paese assediato da uno stormo di pterosauri

Da circa una settimana la vita quotidiana di Roncaglia di sotto è funestata da uno stormo di pterosauri, che solca minaccioso i cieli della megalopoli, attaccando con ferocia gli inermi cittadini. La situazione sta andando fuori controllo e l'opinione pubblica roncagliotta esige con sempre più insistenza delle spiegazioni dalle istituzioni preposte.
Un solo aspetto è chiaro: come e perchè gli pterosauri si sono stanziati a Roncaglia di sotto. Nel 2012, durante gli scavi per il restauro del tempio di Bacco Feccioso (divinità rurale e vinicola venerata in tutta la landa della costa dei Cech, tristemente nota per le ferali produzioni enologiche) sono stati ritrovati i resti fossilizzati di un rettile volante del periodo giurassico, cui è stata attribuita la denominazione tassonomica di pterosaurus fiascumtollens cechensis, popolarmente tradotta come uscelasc del fiask o pterosauro beone. Dopo il sensazionale ritrovamento, la Dieta tribale di Roncaglia di sotto ha deliberato la costruzione in piazza dell'Enotria vecchia di un mausoleo atto ad ospitare degnamente i fossili. Quindi, da circa 2 anni, lo pterosauro beone è oggetto di enorme venerazione popolare, con sterminate moltitudini di pellegrini che arrivano da ogni angolo della costa dei Cech per rendergli culto, bevendo intere damigiane dello scorticante vino locale e recitando a mo' di mantra hic ossa, hic religio, ubicumque ebrietas (ovvero: qui le ossa, qui il culto, dovunque l'ubriachezza).
A fianco delle ossa fossilizzate, sono state trovate anche una ventina di uova dell'ineffabile rettilaccio alato, che sono state prelevate e portate presso il dipartimento di Paleogenetica del Politecnico di Cadelpicco per essere studiate. Dopo una serie di sezionamenti ed analisi, il direttore del Dipartimento prof. Pier Eustorgio Fiasconari Pollazzi è giunto alla conclusione che, tramite l'applicazione di un particolare protocollo, le uova potessero essere ricostituite nella loro vitalità e portate poi fino alla schiusa tramite incubazione. In preda al furore scientifico, alla sete di scoperta e di conoscenza ed alla voglia di assurgere a fama interplanetaria, il Fiasconari Pollazzi ha speso due anni di indefesso lavoro per tentare di ridare vita ad una specie vivente estintasi circa 65 milioni di anni fa, durante il periodo Cretaceo. Riassumendo per sommi capi, questa è la sequenza di azioni intraprese:
  • macerazione per 6 mesi delle uova in una speciale poltiglia composta di fecce vinarie locali, reflui zootecnici, sperma di cammello, vomito di scrofa e rape lesse
  • esposizione per 10 giorni delle uova ai raggi gamma
  • covata rettale - ogni uovo è stato inserito nel retto di un volontario, che si è impegnato a non compiere le proprie funzioni corporali per 20 giorni (per sicurezza è stato applicato allo sfintere degli interessati un tappo in sughero da damigiana)
  • rimozione dei tappi rettali e deposizione delle uova da parte dei volontari
  • stoccaggio delle uova in fosse con sensori in grado di segnalare l'inizio della schiusa
  • estrazione delle uova al momento della schiusa

Delle 15 uova trattate, ben 13 si sono schiuse. Appena fuori dal guscio, i pulcini di pterosauro beone hanno dato prova di vivacità e perfetta salute, assecondando subito il loro innato istinto di dirigersi verso le cantine della zona, al fine di stracannare più brente possibili del causticante vino locale. Per ben 4 mesi i pulcini hanno razzolato per le strade di Roncaglia di sotto, razziando botti, barili e tini, trangugiando centinaia di metri cubi di brodaglie rossastre, convenzionalmente definite "vino" da quelle parti. Terminata questa fase di svezzamento, i 13 pterosauri hanno raggiunto la maturità psicofisica ed hanno iniziato a volare, formando uno stormo.
E' inutile sottolineare che la perfetta riuscita dell'esperimento di riesumazione delle specie estinta da milioni di anni ha scatenato un'irrefrenabile gioia nel prof. Fiasconari Pollazzi, ora impegnato in una tourneè convegnistica mondiale (secondo fonti confidenziali, ha anche avviato una relazione sentimentale clandestina con la giovane donna che gli fa da interprete traducendo dall'italiano al roncagliasco le domande che gli vengono formulate, e viceversa).
Se la nascita dei 13 pterosauri è stata un trionfo per l'ineffabile prof. Fiasconari Pollazzi, per gli abitanti di Roncaglia di sotto il prodigio scientifico si è tradotto pressochè subito in un vero e proprio incubo. Si riportano di seguito diversi incidenti causati e problemi ascrivibili alla presenza degli esecrabili rettilacci alati.

Bombardamenti diarroici
Gli pterosauri beoni razziano quotidianamente orti ed alberi da frutto, consumando quantità pantagrueliche di prugne, fagioli crudi, verze e cipolle, accompagnando tali fieri pasti con oceaniche bevute della locale brodaglia enologica. Tale sregolato regime alimentare causa ai rettilacci uno stato di permanente dissenteria. L'allarme sociale deriva dal fatto che essi stessi medesimi sono soliti liberarsi le viscere in volo, emettendo scariche da 3 o 4 galloni di diarrea per volta. Tenuto conto che si muovono in stormo, nessuno si stupirà nell'apprendere che, dopo aver sfondato il tetto, hanno riempito completamente la piscina comunale, gremita per una gara di nuoto. 
Non solo: all'uscita della chiesa dopo la cerimonia nuziale, una coppia di giovani sposi è stata accolta non dal lancio del riso ma da un vero e proprio nubifragio di diarrea, stimato in circa 10 metri cubi di sciolta.

Approcci sessuali 
I maschi di pterosauro beone hanno un pronunciato istinto all'accoppiamento, originato dagli alti livelli ematici dell'ormone pterocopulina stanghella hexaidrato, prodotto da una ghiandola presente nella loro pappagorgia. Il problema è che nello stormo dei 13 volatili ci sono 12 maschi ed una sola femmina, la quale, dopo alcuni mesi di sacrificio per l'iniziazione sessuale dei suoi compagni di avventura, ha deciso di darsi alla castità in quanto totalmente sfibrata (psicologicamente e fisicamente) dai ritmi copulatori necessari per far fronte agli appetiti erotici dei 12 allupati. Occorre infatti sottolineare come il maschio di pterosauro beone possieda un membro virile di circa 60 centimetri di lunghezza e col diametro di un tubo da stufa, rivestito di squame e di rostri d'osso affilati, necessari per evitare lo sganciamento dalla femmina durante gli amplessi in volo. 
Messi di fronte alla ferale prospettiva di rimanere in stato di castità forzata sino alla loro estinzione, i rettilacci hanno iniziato a planare sugli innocenti, e sventurati, cittadini sotto-Roncaglini che avessero la ventura di trovarsi all'aperto. Va da se che lo pterosauro beone non sa distinguere l'uomo dalla donna, quindi colpisce senza distinzione, secondo l'istintivo meccanismo tale per cui ogni buco è trincea.
Già 36 maschi hanno dovuto essere ricoverati d'urgenza presso l'Ospedale Sfinterologico di Serone, per cercare di porre rimedio ai danni da spanatura loro procurati dagli ingrifati rettili aerei. Gran parte dei ricoverati ha dovuto essere sottoposta ad interventi di chirurgia plastica per ricostruzione e riduzione del diametro rettale. Superata la fase critica, dovranno poi sostenere diverse sessioni di psicoterapia delle parti basse posteriori, al fine di prevenire l'insorgenza della sindrome da defecatio isterica.

Diffusione della zoofilia
Il sacrosanto dovere di render servizio alla verità impone a Pasquino Pinzocheri Press Agency di dare conto ai propri affezionati lettori di una verità scomoda, allarmante, scabrosa: i sempre più frequenti episodi di zoofilia che si stanno verificando a Roncaglia di sotto. Diverse persone - sia maschi che femmine - dopo aver assistito alle ruspanti scene copulatorie allestite dagli pterosauri, hanno ritenuto opportuno rivolgersi agli stessi per ottenere soddisfazione ai propri appetiti erotici, in considerazione delle strabordanti misure delle loro attrezzature di piacere. 
Da alcuni giorni, girando le strade e le piazze di Roncaglia di sotto, non è difficile avvistare drappelli di persone che offrono le terga agli pterosauri che planano, con l'ardente speranza di essere prescelti, penetrati e sollevati in volo. Le forze dell'ordine riferiscono anche di casi di furibonde liti tra compaesani per accaparrarsi le grazie carnali delle bestiacce in questione, con spintoni e strepiti, del tipo "quello è mio", "no, mi ero messo io per primo a pecorina", "ma fammi il piacere, e poi tu sei ancora verginello, rischi di farti sventrare" ed altre bestiali amenità. 

venerdì 15 aprile 2016

Le (retro)passioni del Leone asmatico

Mai ha avuto spirito combattivo ribelle
Salvo bramar leggiadre e giovani pulzelle
Pigro è assai il nostro leone asmatico
Ma dell'ingresso di servizio è ben pratico
Nel letto è assai nerboruto il leone
Infila la porticina, snobbando il portone
Sul materasso ruggisce più che perfetto
Tralascia il largo e transita dallo stretto
Farebbe strisciando un intero kilometro
Pur di passar dove stava il termometro
Starebbe mesi senza mangiare e bere
Per trasformarsi in cannuccia da clistere
Inadatto a girare attorno ad un sofisma
Si reincarna in un tubo da enteroclisma
Il suo pensiero ha un'atavica zavorra
Risiede nella città a fianco di Gomorra
A modo suo ha tanta creatività carnale
Rifugge ciò che è canonico e naturale
Infrattato in prati, portici e narteci
Tanto pratico del tunnel delle feci
Pronto a sgranchir la carnosa trivella
Fulmineo imbocca la fetida burella
Pronto ad ogni feroce scontro ed alterco
Pur di passare dalla porta dello sterco
Introduce il biglietto per la obliterazione
Brama una stretta e grinzosa tentazione
Non un fulmine come di potere gestore
Preferisce studiare l'ingresso posteriore
Non lascerà traccia come maggiorente
Nel foro nascosto è però concupiscente
Appare elegante, tutto men che tetro
Il leone ruggisce forte, ma dal dietro
Prescindibile quando deve comandare
Sempre cerca il forellino da spanare
Non diresti a vederlo su pubblica via
Non medico, ma effettua rettoscopia
La sera non vuol mai vedere il tiggì
Predilige infrattarsi in quel buchino lì
Non sa cosa farsene del telegiornale
Si esalta solo per il secondo canale
Si sente di certo un toro e non un bue
Si sintonizza preciso sempre su Rai2
A fine canalaccio si trova il nascondiglio
Per accoglier glande turgido e vermiglio
Espertissimo tecnico, ispettor di terga
Inizia col dito e finisce colla verga
Vive di costante e lucida fissazione:
Calda, umida e fetente ispezione

venerdì 8 aprile 2016

Innatural love (Rudy & the Mamba)

Inutile nasconderlo o raccontarsi storie! La situazione è complessa, ingarbugliata, sta venendo fuori spessa! Non è il caso di girarci intorno: Rudy si è follemente innamorato del Boia, Rudy è in pieno trip da fantasie erotiche per il Mamba del patibolo, una donna che rifiuta categoricamente qualsiasi classificazione, proprio perchè di mestiere fa il boia, un esemplare unico. 
Rudy è uscito fuori di cervello, è completamente posseduto dal desiderio di conoscere carnalmente il Mamba. Rudy sta scherzando col fuoco!
Rudy è in preda ad una terrificante tempesta ormonale, un'iperatttività endocrina che significa solo una cosa: fiumi di testosterone e ferrea, eterna erezione. Rudy è la reincarnazione di Priapo e si produce continuamente in pubbliche esibizioni della propria strabordante virilità. 
Rudy è arrapato come una bestia. Così arrapato da considerare ogni buco una trincea per battaglie amorose che tutto sono meno che platoniche. E' pronto a copularsi qualunque roba che si presti anche solo minimamente alla porca bisogna: buchi di serrature, colli di bottiglia, padelle per caldarroste, cestelli di lavatrici, confezioni per sigari cubani. Ieri ha persino tentato di congiungersi carnalmente con alcuni rigatoni al sugo, intenzionato com'era a farli ripieni. Per non parlare di quanto successo una decina di giorni fa: passando davanti ad un giardino ha tentato l'approccio more ferarum con una statuetta di Biancaneve che se ne stava tranquilla all'ombra di una betulla in compagnia dei canonici sette nanetti. 
Rudy è totalmente sderenato da furori tutt'altro che astratti ed ha in testa un chiodo fisso, più grosso della sua stessa attrezzatura di piacere: consumare carnalmente con il Mamba!
Non che il Mamba sia contrario per principio, sia detto per inciso! Il Mamba non conosce preclusioni ideologiche in merito! Il Mamba è pronto a fare un sol boccone, anche carnalmente, di qualunque essere vivente che gli possa dare piacere. No problem!
In questo caso però il problema è un altro: il Mamba non ama la carne troppo giovane. Il Mamba ama spolpare, stritolare, prosciugare e talvolta fustigare i suoi amanti. Li vuol sempre ridurre come pelli di fico, li rende implumi e prosciugati di qualsiasi umore. Insomma: una passata del Mamba richiede poi almeno una settimana di convalescenza, con un regime alimentare a base di uova ed altre proteine nobili per recuperare le forze. 
Un pischello come Rudy, va da se, non è assolutamente in grado di reggere un simile tour de force, poichè rischia concretamente di lasciarci le penne. Basti pensare che l'ultimo amante del Mamba è stato soccorso dalla Forestale una mattina, mentre giaceva privo di sensi a bordo strada sulla tangenziale di Sondrio. Ricoverato in ospedale, è rimasto in coma farmacologico per cinque giorni e, sottoposto a visita andro/urologica, gli sono stati diagnosticati:
  • disfunzione erettile da iperattività (60 giorni di prognosi)
  • aspermia da rinsecchimento testicolare
  • totale prosciugamento delle ghiandole del liquido prostatico (con impossibilità di eiaculazione per almento 40 giorni)

Il Mamba è ben conscio di come può ridurre i suoi amanti, tenuto pure conto che la sua alcova è attrezzata con catene, paranchi, funi, verricelli, fruste, catene di motosega e persino una mezzaluna per tritare il prezzemolo. Di conseguenza, per evitare spiacevoli contenziosi ed esose richieste di risarcimento danni post amplesso, fa firmare agli allupati che aspirano alle sue grazie una speciale lettera di manleva. Ad abundantiam, adotta inoltre i seguenti criteri nella scelta dei partner:
  • età compresa tra i 25 ed i 50 anni
  • lunghezza nerchiale di almeno 25 centimetri (mediamente cala a 10 centimetri dopo la ripassata)
  • diametro nerchiale di almeno 8 centimetri (dopo la ripassata diventa circa 4 centimetri)
  • volume scrotale di almeno 250 centimetri cubici (dopo la passata il volume è paragonabile a quello di un'oliva taggiasca)

Come detto prima, Rudy sta giocando col fuoco. Si continua ad avvicinare al Mamba, dando spettacolo con la sua virilità incontenibile, gli ormoni lo rendono alterato nella percezione, si sente convinto di essere all'altezza della situazione, ovvero pronto a rispondere alle esigenze carnali del Mamba. 
Rudy ha già ricevuto dal Mamba innumerevoli 2 di picche, tutti per il suo bene, ma il delirio ormonale non gli consente di comprenderlo, così che continua a perseverare nel suo farneticante progetto: consumare più e più e più volte col Mamba sino alla consunzione, ignaro del fatto che tale consunzione sarebbe tutt'altro che metaforica.

* * *

Rudy sente che il Mamba rincasa e si sente il testosterone montare. In un baleno Rudy è in preda ad un'erezione tra il saluto romano ed il presentat-arm. Rudy prende una decisione: si parerà davanti al Mamba facendo sfoggio delle proprie pudenda, sicuro che il Mamba non potrà resistere alla vista di tanta floridezza carnale.
Il Mamba inizia a salire le scale, Rudy è nell'angolo del pianerottolo e si sente sudare, col cuore che gli batte a mille, mentre un tremendo dolore da priapismo lo strazia. Rudy si gioca il tutto per tutto e si presenta fulmineamente davanti al Mamba, orgoglioso come non mai. Poi si avvinghia attorno alle gambe del Mamba e vi struscia la rigogliosa, rovente, palpitante verga.
Due secondi di silenzio assordante, che sembrano durare in eterno, poi il Mamba si gira, sorride in modo impercettibile e con un filo di voce dice all'ingrifato: "Adesso smettila, pisquano. Lo vuoi capire che per me tu sei drammaticamente sotto misura. E poi, quanto volte ti ho detto di non usare lo zerbino per affilare gli artigli. Questa sera niente crocchette, e non permetterti di miagolare per la fame".

venerdì 25 marzo 2016

Lolita della finestra

Conturbante Lolita della finestra
alla ricerca d'un piatto di minestra
con impegno allunga triste il becco
per conquistare erba e pan secco
con dedizione nel cassonetto ravana
alla ricerca di un avanzo di banana
è finita la brillante commedia
si entra nel tempo dell'inedia
affascinante pulzella del telaio
caduta malamente in brutto guaio
avvenente, determinata, orgogliosa
è finita in una storia incresciosa
figlia dell'antica città franata
la sua sorte è di botto atterrata
ha perso colpi la cara mamma
e trovarsi sola sai che dramma
un bel buco in cassa è spuntato
non solo col Vaticano si fa concordato
farà certo un bell'esame di coscienza
anche interiore può esser l'insolvenza
niente pareva poi esser anormale
una ben celata bancarotta morale
ipercritica determinata e testarda
calice amaro, non bicchiere di bonarda
caratterino spigoloso che taglia i ponti
una padella per caldarroste i suoi conti
conti con più buchi di una schiumarola
a causa di plurima finanziaria sola
chi pensava potesse andar a finir così
ad una certa età ancora a mandar CV
riccioluta profetessa del vetro isolato
è arrivato un conto duro e salato
carismatica cantrice della maniglia
greve boccone fa la faccia vermiglia
OK, scegli il tuo pacco con attenzione
decidi tu stessa la tua esecuzione
ti attende il Mamba nero sibilante
oggi è giorno di attesa trepidante
sinuosa Salomè del serramento
roboante è l'imprevisto fallimento

mercoledì 2 marzo 2016

Sondrio (SO). Giustiziato il "fetido Lezzini"

Ad esecuzione avvenuta, la Commissione straordinaria panSondriese per la repressione di fetore, meteorismo e coprofilia (CSpS) rende noto che è stato giustiziato il fetido Lezzini. L'esecuzione risolve definitivamente il problema dell'insopportabile fetore che da tempo ammorbava Sondrio, nella zona compresa tra via XXV Aprile e corso Vittorio Veneto, un fetore tale da costringere i passanti a darsela a gambe ed i residenti a tapparsi in casa, sprangando porte e finestre. Per diversi anni, il centro di Sondrio è stato infatti devastato da un mefitico e ricorrente cataclisma, fonte di enorme allarme sociale, che si abbatteva all'improvviso, saturando l'aria di un odore simile a quello generato da un milione di polli con la dissenteria o al peto di un brontosauro.
Il responsabile dei ferali accaduti era tale GianGioele PierAndrea Lezzini, detto "el statalasso provincial", di professione impiegato pubblico nullafacente a spese delle pubbliche casse, un vero e proprio mangiatore a "ufa". Il Lezzini era un autentico affannato mentale, dallo sguaiato accento romanesco, dalla personalità disturbata e con pesanti tendenze alla megalomania.
Il rifiuto umano era aduso emettere fetori mortali per un quadruplice ordine di motivi:

  1. era affetto da una rara forma di cerebromarcescenza liquida, che gli causava versamenti di pus dalle narici. Giova ricordare che, quando si aggirava per la città, starnutiva in modo così violento da imbrattare di pus le vetrine dei negozi e fare la doccia ai passanti
  2. a causa del suo impiego pubblico da scaldatore di poltrone, aveva sviluppato impressionanti piaghe da decubito chiappali. Durante la deambulazione, tali fetenti bubboni, grossi come delle angurie, solevano scoppiare, liberando grandi quantità di gas putrido e pus pastoso come la polenta
  3. soleva nutrirsi di erbe spontanee raccolte sulle scarpate delle strade e di ingenti volumi di scarti di macello stagionati sottoterra, affinchè assumessero un tipico odore di carogna. Facile quindi immaginare la devastante alitosi stercogena di cui soffriva (gli bastava fiatare mentre era per strada per scatenare un allarme da guerra biologica)
  4. aveva sviluppato una rarissima forma di neoplasia gassosa intestinale. Due volte al giorno le sue viscere si riempivano di circa 2 mc di gas che il putrescente figuro doveva evacuare, per evitare rischi di esplosione delle budella e sfrangiamento dello sfintere. Si applicava perciò una cannula rettale di drenaggio aeriforme, che sfiatava fuori dalla finestra del suo  ufficio 
Le prodezze odorose del manigoldo in questione producevano conseguenze devastanti:

  • svenimenti di animali domestici, anziani e bambini
  • morte subitanea di uccelli ed insetti, che si schiantavano al suolo stecchiti
  • ingiallimento e caduta delle foglie degli alberi
  • rinsecchimento di erba e fiori
  • corrosione dell'intonaco dei fabbricati
  • crepe nell'asfalto delle strade

Pasquino Pinzocheri Press Agency ha raccolto alcune dichiarazioni del direttore della CSpS, Felice Di Edmondo Gerginelli:

  • ""per troppo tempo il fetido Lezzini ha funestato la vita civile di Sondrio, mettendo seriamente a rischio la salute della popolazione
  • trattandosi di un vero e proprio nemico del popolo, che ha commesso crimini contro il popolo lavoratore, era necessario agire senza indugio, con la massima sollecitudine e con specifici strumenti giuridici
  • era chiara la coscienza del fatto che per eliminare il problema occorreva eliminare l'uomo
  • per questo è stata implementata una speciale procedura giudiziaria in forza della quale un comitato di tre persone scelte tra i membri della CSpS hanno agito esercitando cumulativamente le funzioni di polizia giudiziaria, pubblica accusa, magistrato giudicante e boia
  • la scelta di condannare Lezzini alla pena capitale in contumacia è stata presa all'unanimità
  • abbiamo poi proceduto al suo arresto all'uscita dall'ufficio pubblico dove per lunghi anni ha mangiato a sbafo a spese dei cittadini, caricandolo su un furgone e portandolo in un luogo sconosciuto. Occorre dire che ci è sembrato abbastanza sorpreso quando gli abbiamo comunicato di doverlo giustiziare ed ha avuto persino il barbaro coraggio di sentirsi la coscienza a posto e di non comprendere quali fossero i crimini a lui imputati (quando l'indole criminale è così sviluppata, viene meno qualunque consapevolezza del proprio essere nemici del popolo e fattore di pericolosità sociale)
  • si è poi posto il problema di scegliere la modalità di esecuzione, che non poteva certo essere asettica ed indolore. Dopo lunghe riflessioni, abbiamo deciso di applicare un feroce contrappasso di tipo dantesco: colui che per troppo tempo ha ammorbato il popolo con le sue esalazioni doveva essere eliminato dalle sue stesse medesime esalazioni. Per questo abbiamo allestito una camera a tenuta stagna e vi abbiamo rinchiuso il lestofante; dopo 18 ore di esposizione alle proprie puzze il pendaglio da forca ha tirato le cuoia
  • prima di dire addio al sole ci ha però chiesto un colloquio, nel corso del quale ha fatto autocritica per il male commesso e si è detto sinceramente pentito per le sofferenze arrecate al popolo (va da se che questo non ci ha minimamente fatto tornare sulle nostre decisioni, convinti come siamo che un'autocritica è seria e credibile se e solo se chi la fa viene poi giustiziato)
  • terminate le formalità post esecuzione, le spoglie del fetido Lezzini sono scomparse nel nulla, inumate in località top secret, al fine di evitarne il culto da parte di qualche nostalgico nonchè pericolosi tentativi di emulazione
  • come mi ero ripromesso, il fetido Lezzini non è sparito solo dalla vista dei cittadini ma anche dalla loro memoria. Di lui si parla oggi al passato ma, in prospettiva, non ne deve restare nemmeno il ricordo, così che tra qualche tempo sarà difficile persino pensare che sia esistito""

martedì 1 marzo 2016

Esplode a livello mondiale l'interesse antropologico per la "Costa dei Cech"

Da almeno un paio di mesi, il lato retico della bassa Valtellina (c.d. "Costa dei Cech") è diventato oggetto di un grande interesse, a livello mondiale, per gli studiosi di antropologia. Nell'area tra Dazio e Dubino sono ad oggi presenti almeno un centinaio di luminari dell'antropologia, provenienti dalle più rinomate università dell'orbe terracqueo (si citano, in modo non esaustivo, Yale, Harvard, Princeton, Berkeley, Oxford, Cambridge, Tubinga, Heidelberg, Sorbona, Salamanca). 
Pasquino Pinzocheri Press Agency ha deciso di indagare e di vederci chiaro, affinchè il popolo venga reso edotto circa le motivazioni che hanno spinto il gotha universitario mondiale a spedire un tale numero di eminentissimi e chiarissimi cattedratici nella landa in parola. I risultati delle indagini svolte sono stupefacenti. La popolazione della Costa dei Cech ha un unico progenitore comune: l'antica tribù nomade pre-indoeuropea dei Marshunatz, originaria della penisola di Kamchatka. 
Scavi archeologici condotti negli scorsi anni a Bedoglio, Pianezzo e Cercino, hanno consentito di appurare che attorno al 1.200 a.C. un migliaio di famiglie Marshunatz, guidate dal loro condottiero Thrapanabek il rubizzo aveva raggiunto la Costa, creandovi diversi insediamenti. Non solo: dalla decifrazione dei pittogrammi scolpiti su una stele ritrovata a Pianezzo è stato possibile ricostruire le motivazione dell'arrivo dei Marshunatz. Nel 1.235 a.C. il territorio nella Kamchatka era stato colpito da una gravissima carestia viticola ed enologica che aveva sconvolto la vita della nostra balda tribù, nota tra i popoli dell'estremo nord est dell'Asia per i ciclopici consumi di vino e, soprattutto, di feccia vinaria.
Sconvolti dalla mancanza di prodotti enologici, alcuni gruppi di Marshunatz hanno iniziato a vagare senza meta per tundre, steppe e taighe. Dopo circa 22 anni di peregrinazioni, uno dei gruppi è arrivato sulla Costa e, vededondola cosparsa di vigneti, i poveri vagabondi hanno deciso di stanziarvisi, convinti di aver raggiunto la nuova terra promessa. Mal loro ne incolse! Infatti, già nel 1.198 a.C. la metà dei Marshunatz era stata decimata da devastanti malattie conseguenti al consumo smodato dei terribili, mefitici e venefici prodotti enologici della Costa dei Cech (così risulta da una stele funeraria ritrovata nella necropoli di Bedoglio). In particolare, risulta straziante la vicenda del piccolo Chockmin, bambino di 2 anni fulminato dopo aver tirato due sorsate di liquame enologico locale da un fiasco cui era stata applicata una tettarella ricavata dallo scroto di un montone.
Secondo un meccanismo tipicamente darwiniano di selezione naturale, coloro che presentavano caratteristiche fisiche e metaboliche in grado di mettere il loro organismo al riparo dalla tossicità acuta dello pseudo-vino locale,  sono sopravvissuti ed hanno trasmesso il loro patrimonio genetico ai loro discendenti. Questa seconda generazione di Marshunatz nata e cresciuta sulla Costa dei Cech è il progenitore comune di tutte le popolazioni che ancora oggi, inopinatamente, vivono e prosperano in tale terra, unanimemente ritenuta dai popoli civili "in partibus infidelium".
I Marshunatz superstiti si sono quindi sparsi su tutti i territori della Costa dei Cech, fondandovi insediamenti locali che, col passare dei secoli, sarebbero poi divenuti: Dazio, Civo, Mello, Traona, Cino, Cercino, Mantello e Dubino. La mescolanza con alcune popolazioni autoctone ha poi condotto ad una certa differenziazione degli abitanti di ciascuno dei delendi borghi rispetto alla matrice originaria, ma occorre sottolineare come tutte le popolazioni attualmente presenti tra Dubino e Dazio presentino comunque un alto tasso di comunanza genetica ed antropologica, valutato in oltre l'85%. Infatti, risultano essere tratti comuni:

  • lo smodato consumo di vino locale, di grappe autoprodotte e feccia vinaria
  • l'esecrabile passione per le automobili Alfa Romeo
  • la locuzione di lingue di chiara matrice non europea, presentanti un particolare tratto comune: utilizzano un alfabeto con sole 2 vocali e 7 consonanti (rispettivamente traslitterabile con "ou", "auu", "spt", "prt", "rng", "rsc", "rtt", "kgr" e "blk")
  • i riti propiziatori e di iniziazione sessuale svolti in stato di trance, indotta dal fumo di particolari spinelli imbottiti di foglie di cipolla, sterco di caprone essiccato, rape rosse ed olio di ricino
  • le severe restrizioni all'igiene personale per le persone che hanno superato l'età adolescenziale
  • l'abitudine, sia maschile che femminile, di corteggiarsi mediante forme plateali di masturbazione in pubblico
  • i culti politeistici pagani, con venerazione del dio Torch e della dea Alfetasha (la c.d. "empissima dualità")
  • il ricorso alla zoofilia da parte di coloro che non sono coniugati, a mo' di "remedium concupiscientiae", per evitare incesti e pederastie

Ciò posto, si è reso necessario creare ex novo una nuova categoria tassonomica: il ceppo "cechistaico", che raggruppa le seguenti etnie:

  • Dascini
  • Civuschi
  • Mellatici
  • Traonati
  • Cineschi
  • Cercinasci
  • Mantellagri
  • Dubinoschi

L'interesse da parte del gotha degli studiosi di antropologia è motivato dal fatto che le etnie presenti da oltre tre millenni nella Costa dei Cech sono un preclaro esempio di "differenziale della contemporaneità" o, per converso, di "fossile culturale". Il fatto di vivere in un habitat isolato, più culturalmente che fisicamente ad onor del vero, dal resto del mondo ha giocoforza generato dei fenomeni di differenziazione e ritardo evolutivo, pienamente osservabili. Osservando le popolazioni cechistaiche di oggi è quindi possibile, per una sorta di induzione a ritroso, avere, con buona approssimazione, un'idea di "come eravamo" tre millenni or sono.
Pasquino Pinzocheri Press Agency tiene a testimoniare il proprio massimo rispetto per tutti gli eminentissimi studiosi che stanno battendo palmo a palmo la Costa dei Cech e per le antiche istituzioni universitarie di cui fanno parte. Ciononostante, una domanda sorge spontanea: se quei popoli sono "fossili culturali", come tutti i fossili non sarebbe opportuno che fossero ricoperti da un congruo numero di metri di terra?

Va petaccio

Va, petaccio, sui verdi sbracati;
Va, e tanfa sui ladri, sul Trota,
Ove mangian luridi e laidi
Porci ingordi del suolo padan!

Del Belsito le tasche gonfiate,
Di decenza le brache abbassate...
Ohi Panzania sì lorda e corrotta!
Oh mangiata sì unta e letal!

Popol capro di grassi villani
Perché lercio dal sudicio pendi?
Il fetor ne' budelli riaccendi,
Ci ammorba l'aer d'Insubria!

O simil di sfinter ai peti
Manda un rutto di laido portento,
O t'instilli il fato un fetore
Che fa del petare virtute! 

lunedì 22 febbraio 2016

Carme dei sepolcri imbiancati

Barattierum iura sancta sunto

All'ombra delle macchine contasoldi e dentro i forzieri,
confortato dal pianto degli inferiori, è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il soldo
per me alla tasca non fluisca,
bonifico pingue e gravoso
e lucenti di scintille innanzi 
a me non balleran marenghi,
nè della borsa sentirò più il Mibtel
e l'aurifera armonia che lo governa,
ne più in saccoccia danzerà il peculio
de gli inermi risparmiatori e dei pensionati,
unico sangue per la mia vita parassita
qual sia il furto dei giorni perduti
che distingua le mie ruberie
dalle infinite ladronerie che ammorban terra e cielo.
Vero è ben, Calvino! Anche la Rapina,
ultima dea, rifugge mio sarcofago: e obnubila
ogni cosa la dimenticanza delle mie grassazioni
e una forza soverchiante le cancella
di cassa in cassa; il banchiere e le sue saccocce
e le ultime sembianze e le refurtive
di terra e ciel cancella il tempo.
Ma perchè dopo di me gli inferiori
invidieranno mia cupidigia
pur consci di loro insipienza ad arraffare?
Non vivon forse loro di miseri emolumenti e
gli sarà sconosciuto il bottino
che li fa sbavar di forte scintillio
ne' le loro cervella. Aulentissima è questa
spoliazione con amorose blandizie,
pulcherrimo talento è nei bancatori; e spesso
con il soldo si copula come fosse consorte
e il soldo con noi si sbrana la terra
che lo generò e lo creò
ne' le sue viscere materne, primigenio forziere
che porgendo le sacre le cambiali consente
l'arraffar de' artigli.Dal profano 
risparmio del vulgo non resta un centesimo,      
e di cartamoneta odorosa resta
triste cenere alle moltitudini straziate.
Chi lascia eredità di poche sostanze
tristezza lascia nel conto e ne' rampolli 
e se mira dopo l'esequie a santa indulgenza
vagar sotto la grandine vede suo spirto,
tra lo scherno de' sportellisti incravattati
sbellicantisi vicino gli smorti rendiconti
della elemosiniera colletta, ma la sua fame
porta in un aldilà pavesato di carestia,
ove nè anima buona lo sfami
ne passator solingo allunghi monetina
che dalla morsa gastrica soccorra.
Pur nuova legge impone oggi il c/c
fuor da' intento caritatevole e il pane
all'uomini contende e senza pace giace 
il tuo cliente o bancatore, che a te donando 
suo sangue e sudore eresse per te 
temporale impero, con lunga privazione,
e ti profferiva alte lodi e retro linguate
e tu lo degnavi di sguardo ieratico,
che si pensava venisse dall'altissimo
cui era dolce il tintinnar de' marenghi
da secrete casseforti e da saccocce
di cui sempre fu nota l'inaccessibilità.
O bel bancatore dove sei? Non odo
frusciar la carta moneta, simulacro di mia potenza
fra queste ipoteche ov'io trincai allora
come fosse mio latte materno. E l'incasso
veniva e mi ammaliava allo sportello
che ora sospira in desolazione vuota
perchè non arraffa l'interesse ingordo
di cui fu un tempo famelico.
Forse tra plebei pagatori protestati
vagolo, dove dormì il divino soldo
solamente mio. A lui non mancai di fede
tra i portafogli ubertosi e lubrici,
svuotati a evirati risparmiatori, 
non moneta, non bene rimase,
forse l'ossa prive d'ogni polpa.
Con grasse mani il ladro felpato
arraffa concupiscente ed assetato.
Sento ravanar fra le carni putride
il derelitto cliente errabondo,
tra la spazzatura famelico cerca
muffita pagnotta che altro cibo non v'è,
contendendolo a' sorci e cani rabbiosi
sparsi per puteolenti sottopassi;
e l'immondo fetore della miseria
ho sparso dalla terra alle stelle,
alle obliate vite che cancellai. Invano,
su' tuoi risparmi, o pezzente, preghi
ne' la fetida bruma. Ahi, su le ruberie
sorgon fiori aulenti ed è di umana
rapina onorato il valore luccicante.
Dal dí che leggi e tribunali e casse
diedero a' bancatori d'esser famelici
di loro prossimo, tolser essi a' poveri
per dar a se stessi ed a' forzieri
il servo sudor in deposito fideistico,
con sublimi fregature e ben vaselinate.
Emblema de' fasti furon le sedi 
e tombe innominate a' poveracci,
che pianser sempre per la silurata
su la polve de' loro averi scomparsi,
borseggio che con diversi modi
nostra virtù e saggezza perpetrò
per lunga e sanguinosa teoria di anni.
Sempre i lingotti d'oro in magioni nostre
fecer pavimento, l'afrore della filigrana
si sparse intorno a noi, il volgo
a far sbavar; i borghi fur osannanti
e servili a nostro indirizzo: le madri
balzaron da noi con carnal dono
e apriron ardimentose lor gambe,
il rampollo a raccomandar onde 
ottenesse benevola assunzione
a fine di venal sistemazione vitalizia
nella cassa. Ma rotoli e mazzette
di feroci appetiti impregnate
perenne cupidigia inoculavan ne' cuori
ed infinita cupa brama, e ferrei forzieri
accoglievan tintinnanti zecchini.
Spolpavan bancatori monete al mendico
a rimpolpar il secreto deposito
perchè il grasso a loro crescesse
ne' le tasche; e l'ultimo conio
s'intascavan fulgente e caldo.
Sbranavan gli amici patrimoni a' pover uomini
ad impanzare i sotterranei depositi
perchè gli occhi del bancator cercan morendo
il lingotto; e l'ultimo sospiro
ei manda alla fuggente sostanza.
La masse versando magri capitali
patrimoni impinguavan le saccocce
a detrimento del popol bue; e chi man tendea
a pietire aiuto o a narrar sua disgrazia
ai bancatori un riso ironico ispirava,
qual sentimento di celeste superiorità.
Fremente ingordigia che fa grassi i pochi,
dai conti in terra straniera alle società
di comodo, ove li attira cupidigia
di crescenti incassi, ove capienti
si spalancaro le borse della razzia
che lucente fecer la trionfata cornucopia
del maggior furto e si scavò la fossa.
Ma ove dorme il peculio d'ignota origine,
e fa dan giudice al social consorzio
l'opulenza e la servilità e la vuota pompa
e illuminate immagini del diabolico sterco,
sorgon avelli e trombonesche auree croci.
Già il bancatore e la rifatta marmaglia
emblema e motore al nostro reo tempo
nelle ovattate sale hanno sepoltura
non più vivi e i ricordi unica piaggeria. A lor
morte apparecchi fetida stamberga
ova una volta la fortuna dissolva
e a roboanti pernacchie sian esposte
non monete e lingotti, ma fetenti peti
colgan loro a perenne retribuzione. 
A consolanti ricordi il pavido animo accendono
le urne de' bancatori, o Gano maganzino; e bella
e santa fanno sembrar al tapino la banca
che lo dissangua. Quando il sepolcro
vidi ove dorme il corpo del ladrone
che spolpando le tasche a' lavoratori
i sogni ne distrugge ed alla plebe svela
di che pezzenteria viva e di che stenti;
ed il sarcofago di colui che nuova grassazione
creò ovunque con dolore; e di chi sfilò
ai morti gli averi propri per ingoiarsi
più vite senza dar sentore alcuno 
onde il ricco più ricco fosse
ed il poveraccio più magro divenisse:
Me beato, gridai per le ovattate
casseforti pregne di pecunia e pel peculio
che da loro fluisce in gozzo mio!
Liete de' fondi altrui veston mie figlie
di oro zecchinissimo i lor colli,
le natiche a dimenar festanti, e le mani
empite di anelli e di diamanti
mille luci al ciel mandando.
E tu per prima, banca, lumavi lo scintillio
de' lingotti che sbranammo a' innocenti,
e le casse pubbliche e l'erario
razziammo a onta de' bisognosi,
che carità straziammo e soffocammo
ed obnubilammo con plumbeo velo,
stupro recando a' la dea Giustizia,
ma più satolli che mai sbranavamo
l'italici averi sudati, unici forse
in misere esistenze e striminzite
e l'onnipotenza nostra svettava su l'altrui destino,
immobili e titoli succhiavamo ovunque
e la patria spogliammo pure della memoria.    
Che ove la fame di incassi a' bancatori
venisse a mancar ed all'Italia pulita
grasso e benessere sano crescesse,
morrebbe il valor d'essa stessa banca. E i lingotti
smetteriano di esser divinità e legge.
Ignorati da patrio volgo vagheremmo muti
ove una volta eravi per noi reverenza
de' plebei desiosi; e poi nulla
vivente al nostro cospetto si prostrerebbe
le terga baciando; e avrem sul volto
la muffa del decadimento e la cianosi.
Co' questi demiurghi abitiam eterni: e 'l soldo
freme d'amor patrio. Eh sì! Da quelle
floride borse un dio a noi parla:
e si prelevava da' conti altrui
dopo che morte li rapì prima di noi,
lasciandoci man salva. Il barattier
che artiglia d'altri il sudato aver,
facendosi grasso di lussurioso prelievo
balenante di auree scintille rutilanti
balenanti ne' la notte ladra e faina,
grondante sangue e filigrana,
d'artistiche rapine ingoia il provento
cercando nascondiglio; e al furor de' furti
silenzi contrappone a celar il malfatto,
a danno de' innocenti e ingenui,
piangenti e confidenti e tumultuanti,
a commiserar li risparmi dispariti.
Felici noi che razziam il regno de' morti,
insaziabili ne' anni sia verdi che canuti.
E, se guidiamo il saccheggio impettiti
oltre 'l confine posto dalla decenza,
certo di noi si udrà per ogni angolo
dell'orbe terracqueo il sibilo strisciante
verso le più temerarie spoliazioni,
sopra l'ossa de' popoli tutti,
onusti di pecunia e di titoli siam sempre;
nè senno acuto nè protezione ferrea,
nulla varrà l'altrui patrimonio a salvar,
chè a mo' di ratti nella notte scura
le borse andiam a svuotar silenziosi.
E me che 'l furto e 'l poter
fan per diverse lande ir affamato,
me ad evocar li spietati arrubbamenti
al mortal tapino che fiducia mi diè.
Siediam custodi de' le refurtive
e, quando il sole con i suoi rai vi giunge,
vi meniam vanto silenzioso de' malfatti,
di nostri raggiri la terrà è piena
e si strazia per nostri rapaci intenti.
Ed oggi nel paese impecorinato
eterno splende al volgo straccione
nostro eterno fulgore a cui fummo sposi
in tempi immemori ed alla cassa sediamo
onde possiamo sempre prevaricar 
sul popolo a noi grato per il malfatto.
Però quando qualcun udì il scivolar
de' la ferrea ruvida silente supposta
alti strilli produsse, giunti sino a gli dei
che ci mandaron silente approvazione
pel mal commesso ieri, oggi e domani:
encomiati fummo per nostra cupidigia,
colmati di medaglie per nostra freddezza
e la morta pietà fu 'l nostro immortal trofeo
onde de' la ruberia si facesse bibbia.
Così spolpando affonda la nazione
e s'allarga l'olimpo della mangeria,
untuoso di ingegnose truffe e sofisticate
e sacro divien il diritto di spoliazione.
Ivi sgraffignò il bancator cortese
ultima possanza d'illustre rapace stirpe
esperta di ogni grassazione indomita,
resistente a qualunque forma di pietà;
ivi rapinò colui che il fato creò all'uopo,
il meglio fiore d'artigliati petali e taglienti, 
sempre aduso a rubar sorridendo ed
a sorrider rubando, e l'elegante furto
insegnava a' suoi sbavanti discepoli.
E rubava sospirando: Oh dio dei ladri
chi potrà dopo me tener alto il vessillo,
sapran sbranare con pari perizia e desiderio,
sapran spolpare con altrettanta freddezza?
Le carni della nazione sapran straziare
con altissima bancaria perizia e silente,
incontaminati da pietà e ritegno alcuno?
Veggo i numi tutelari de' sbranatori
perder vigore; chè dopo me nessun
potrà emular mie gesta ferali ed invisibili!
E voi, modesti miei eredi bancatori,
omuncoli incapaci a rubar persin
minima pensione a' vedove dolenti,
non siete a nulla buoni: e chi potrà
di voi ereditar mio talento irripetibile
affinchè la rapace stirpe si perpetui?
Mai degni sarete di agir in nome mio,
sciacalletti lattanti al di sotto del compito,
inetti come siete a concepir ogni raggiro, 
peregrinerete tra i poveri straccioni 
incapaci ad intender cosa si possa rubar loro.
Piangeranno i forzieri per vostra inettitudine,
in loro resterà vuoto spazio in perenne attesa
di bottini che mai saprete arraffar,
per le vie di novella e più fulgida Ilio
che non saprete mai e poi mai saccheggiar.
Satolli vi farete con pochi bocconi insipidi,
dissetati sarete di poche gocce di sangue,
quasi foste larvali zanzare anzichè sitibondi
vampiri come fummo noi d'altra genia,
con denti simili a sciabole infuocate,
sempre pronti a qualsiasi razzia 
pur di far grande la santa madre banca.
E tu, dio dei bancatori, solo lutti vivrai
pe' tuoi figli esenti da ogni spirto di rapina,
inetti a continuar l'edificazione di una patria
che solo su sangue e soldo si sa regger.