venerdì 26 ottobre 2012

Fuga di parole

… come quando mangi troppo cotechino ti si pianta sullo stomaco la lettura dei giornali ti sfonda lo stomaco quanto pelo sullo stomaco serve per non pisciare sopra il passaporto italiano un passaporto per andarsene, un gommone per ritornare Valona dentro il nostro cuore un cuore che manca alla nazione, coronarie otturate, vene aride vene di incultura, miniere di ignoranza, picconate all’anima un’anima venduta, purtroppo non al diavolo, infatti vedi che miseria, che recessione, che declino, che discesa la discesa, la caduta, il crollo, sassi buttati dai cavalcavia della memoria la memoria rinnegata, disprezzata, annullamento della storia una storia rifiutata, riscritta da vincitori analfabeti l’analfabetismo di ritorno, analfabetismo della coscienza e dei sentimenti i sentimenti vecchi, stantii, claustrofobia del pensiero quel pensiero rattrappito e rachitico, sottosviluppato e imploso ecco l’implosione delle idee, l’autocensura la soffocante autocensura emotiva, poche banali emozioni solo emozioni vecchie, peggio che infantili un mesto ritorno all’infanzia ma con l’anima decrepita e passiamo dal monologo interiore al vaniloquio esteriore, delirio allo specchio lo specchio di poche misere brame, chi è il più storpio del reame? reame o impero alla fine? aquila dell’impero o impero del $? calvino non è mai morto calvino ci ha comprato l’anima un bel burqa sui nostri ricordi integralismo anglosassone prostituito all’integralismo islamico muezzin che chiama alla preghiera dal balcone di wall street da qualche attico della city quotiamo la nostra dignità su mercati regolamentati, facciamo trading della nostra identità, prezzi in ribasso autostima collettiva in ribasso tanta superbia, poco senso di se crollo del senso estetico, fiera del disgusto spruzzando deodorante repressione, corruzione, miserabile espressione diritto di parola scambiato per diritto di sproloquio, libertà di calunnia contrabbandata e spacciata per libertà di pensiero mille parole e nessun concetto infangata popolare concezione, illibatezza un tanto al chilo orgia la sera, imene morale la mattina inzuppando brioches farcite di menzogne ed autoinganni nel cappuccino, ci vogliono stomaco di ferro e budella capienti, budella che fanno da supplente ai neuroni, neuroni che vanno in esilio, non sopportano più di stare dentro certe capoccione decoder della coscienza non più resettati da anni, decoder con mille canali e nessuna notizia, notizie dell’ennesima strage familiare, voyeurismo dell’orrore fin quando poi tocca a te, orrore raffinato, sbiancato, confezionato come fosse zucchero retorica zuccherosa si vive di zuccherini una coscienza diabetica, una coscienza senza spina dorsale molluschi spirituali gioiosamente in corsa verso i denti dello squalo popolo o banco di sardine? autoimposto divieto di ragionare e fare domande, obbligo morale di aprire bocca, legge universale è adesso stare a guardare ma non ascoltare disperata carestia di magnifici maledetti suoni che facciano alzare dal divano, spalancare la porta, scendere in strada, tuffarsi nella luce delle piazze, ricominciare a respirare dopo troppa aria di sacrestia, ricominciare a leggere dopo troppa penombra di sottoscala, ricominciare a sentire tamburi e campane dopo troppi assoli di trombone basta col bivacco nelle sale d’aspetto degli ospedali, basta malattie inventate da altri per noi basta psicosi fasulle, facciamoci prendere seriamente per matti, mettiamo la nostra pazzia a servizio di un’idea ma un idea nostra, sbagliamo, cadiamo, paghiamo, ma non abbiamo bisogno dell’elemosina di un cerotto, cicatrici come medaglie, ferite come bandiere facciamo tornare a girare la giostra della memoria, non si sbanda sulle curve della memoria serve qualcosa da inseguire e conquistare come vittoria, non qualcosa da ingoiare come liberazione liberiamoci dagli spalti dello stadio, diventiamo hooligans della nostra verità, mettiamo a ferro e fuoco tutta questa mediocrità, magari un giorno diremo che non è mai esistita creiamoci degli anni formidabili, viviamo in piedi per non morire tutti i giorni in ginocchio ma una volta sola con gli occhi aperti ammassiamo ricordi di una vita, stocchiamo memoria, beviamo vino e passione, mangiamo fiori e desideri, respiriamo colori, fumiamo idee c’è bisogno di sapere come ci chiamiamo, non facciamoci mettere un cartellino da altri, è roba da obitorio e ci servono resurrezioni ed insurrezioni per fare una buona insurrezione non serve e non si deve devastare una città, deve insorgere la nostra mente, meno estintori e più fiamme, meno valium e più caffeina, smettendo di farsi insegnare il bene ed il male, smettendo di espiare peccati inventati da altri per noi l’unico peccato che non ammette indulto o amnistia è l’ignoranza conoscenza e rifiuto delle verità precotte e confezionate sono l’unico antidoto alla morte morale che si combatte anche recuperando il senso della bellezza la bellezza salverà il mondo non chiediamo categorie etiche ma categorie estetiche la verità è bellezza, la bellezza è verità, è tutto quello che sappiamo, è tutto quello che abbiamo bisogno di sapere la questione della bellezza non è importante, è fondamentale, tutt’altro che frivola il bisogno di bellezza è ritenuto frivolo dai frivoli e stupido dagli stupidi la stupidità uccide più della cattiveria, la bruttezza fa più danni della corruzione molesti ricordi il passato può essere così impresentabile ed il futuro così prevedibile ma il presente è così inabitabile imbraccia la mannaia, non credere a chi ti dice che ti tremeranno le mani e le gambe non reggeranno c’è un intero mondo là fuori, prendi la parola nella grande faida il destino non è una formula matematica, magari senza saperlo sei tu ad essere nella condizione di tirare il colpo decisivo, non farti trovare impreparato, devia, urla fuori dal coro, combinala grossa, sbaglia forte, manda in frantumi la cristalleria c’è sempre tempo per una (non) vita di mediocrità stai sulla porta e non alla finestra, smetti di stare a guardare, esci dal tuo guscio, allacciati le scarpe e preparati sulla porta, il momento buono arriva quando meno te lo aspetti, non è vero che non sai pensare e non sai parlare, piantala di essere pieno di lettere non spedite, piantala di essere tu stesso una enorme lettera non spedita, mettici anche tu la firma, mettiti in circolo, sali sul palco non ti farà paura l’ultima volta che hai detto la tua ti hanno zittito e dato del malato di mente? fattene un vanto, visti certi tipi di normalità, evviva la follia riappropriati della voglia di ridere, sputa in faccia ai mercanti di tristezza, sfregia col vetriolo i contrabbandieri di paura dai un taglio al tuo essere senza speranza tu sei il potere, rivendica il tuo valore, un solo uomo vale di più di una massa sterminata ed indefinita

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