sabato 25 luglio 2015

I bambini sono in giro

Sì, "i bambini sono in giro" diceva sempre mia madre quando qualcuno le chiedeva di noi e noi eravamo fuori casa.
Essere bambini e stare in giro, battere palmo a palmo poche migliaia di metri quadri, stradine, campi, prati, fontane, bar, negozi, piazze. Un piccolo spazio fisico ma un vero e proprio universo per noi che stavamo crescendo. Anche adesso, che vivo altrove ed ho oltre 40 anni, quando ci torno sento che si tratta di luoghi che saranno sempre familiari, una sorta di nazione interiore da cui mi sembra di essere stato generato e cresciuto ... non è una questione di bandiere, di inni o di eserciti, è una questione essenza. Se sono fatto così, orgogliosamente irrevocabile ed irrimediabile, è grazie anche a quella poca terra che continuo a chiamare "heimat" oppure "rodina".
Lo zio che mi carica sul cassone dell'Ape, essere a fine ottobre, andare a scuola e sentire il gas delle cantine, alzarsi una mattina di dicembre e trovare mezzo metro di neve, rincasare da scuola, trovare sulla porta mia madre che ti aspetta, con Chicco e Lilly che scodinzolano, i giorni di pioggia primaverile, il sole ciclopico di luglio, il settembre col suo andare per castagne e farsi una padella di caldarroste, fare vendemmia, pigiare l'uva e poi il giorno dove si torchia, che festa assaggiare di nascosto una scodellina di vino nuovo, di nascosto dalla mamma ma incoraggiato dal papà, che ci vede una prova, maldestra ed ingenua, di una virilità che deve ancora venire, fare il chierichetto e dare, di nascosto dal sacrestano, una bella "ciucciata" al bottiglione del vino per la messa.
Sì, essere in giro, non avere paura di quello che sta oltre la porta di casa, essere fuori, aperti al presente, inconsciamente convinti che "il meglio deve ancora venire".
Si cresce, anche a forza di gettoni e di scherzi telefonici a vecchiette acide che ci hanno bucato dozzine di palloni, a forza di bicchieri di spuma e di frizzante da bettola, a forza di pressatella simmenthal, a forza di N80 fumate di nascosto e di altre finezze che formano l'uomo con un grande sforzo prospettico.
Si cresce anche con qualche giornaletto VM 14/VM 18 anche se hai 12 o 13 anni e cominci a svegliarti la notte in preda a furori tutt'altro che astratti, in preda al primo acerbo testosterone, in preda alle prime visioni di qualche tua amichetta che comincia a lievitare lì davanti, non sai perchè ma ti sembra tanta roba, qualcosa che non ti leverai dalla mente fin quando avrai forza di respirare.
Sì, essere in giro e conoscere "lei", pensando che sarà per tutta la vita ... invece dura pochi mesi ma sia benedetta la capacità di sognare, che si nutre di  inesperienza ed inconsapevolezza. Essere inconsapevoli è il più grande dono della gioventù, il non essere per forza costretti a sapere e ragionare. Sapersi stupire di "lei" e saper stupire "lei", senza spartito, suonando a orecchio, impreparati ed intonati al contempo, essere psichedelici senza aver preso acidi, avere 18 anni e dire "accidenti come viaggia questa notte", con qualche innocente birra, due baci e qualche sigaretta low cost.
Sì, essere in giro ed andare a studiare a Milano, notti sui libri, notti per preparare esami da sostenere di fronte a professori con la fama di semidei e con assistenti frustrati per la luce riflessa di cui gli tocca vivere, notti passate a festeggiare esami passati senza capire bene il perchè, viaggiando low cost con una damigianetta di vinaccio senza patria ne bandiera, 8mila lire per 5 litri, notti passate al circolo ACLI, 500 lire il rosso e 600 il bianco, spiegare la filosofia ai tuoi compagni di collegio, vedere le loro facce stupite quando gli dici che "sì, effettivamente Thelma, Louise ed Ayrton Senna sono i maggiori esponenti contemporanei del decadentismo".
Sì, essere in giro per le strade della metropoli, con la coscienza di vivere anni formidabili che ti stanno forgiando, con la coscienza di aver preso altre strade, di aver scelto di essere altro, di essere diverso, non per una questione di bandiera o di malinteso anticonformismo ma per darsi un'opportunità, l'opportunità di sbagliare da soli e di non commettere gli errori degli altri.
Sì, essere in giro, entrare in un bar ed incontrare un'altra "lei" e pensare, decidere, realizzare che sì, stavolta è quella "definitiva", che è il coronamento di una vita, la vittoria definitiva che si rinnova tutti i giorni ma non un punto di arrivo, no, è la pietra miliare n. 1, una nuova partenza, una nuova via tutta da tracciare ancora, non si sa dove porta ma l'importante è sapere che vai ... che sei in giro.
I sogni ed i desideri sono diventati adulti, i bambini sono cresciuti, ma sono sempre in viaggio, il punto di arrivo non è noto ma va bene così ... siamo stati in giro, siamo in giro, saremo sempre in giro...

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