giovedì 26 marzo 2015

Sondrio (SO). Spuntato in pieno centro un "albero del pene"

In pieno centro a Sondrio, in piazza Campello, è spuntato in piena notte un rigoglioso esemplare di Perteghella Dendropisellata, albero di alto fusto comunemente noto come "albero del pene" per via delle escrescenze nerchiomorfe che spuntano lateralmente dal tronco e dai rami principali (tecnicamente definite "castigo dei boschi scuri" o "supposte della penitenza"). Giova ricordare che tali protuberanze hanno capacità di movimento in lunghezza e sono attratte dalle terga dei passanti (così come le fauci delle piante carnivore sono attratte dagli insetti).
Passando di primo mattino in piazza Campello, i Sondriesi sono rimasti letteralmente scioccati: hanno visto l'albero del pene svettare maestoso, esattamente equidistante tra collegiata e municipio. Quest'ultimo dato di fatto ha molto inquietato la popolazione, ad oggi ancora incapace di superare il paradigma dell'interpolazione tra potere religioso e civile.
L'inquietudine si è presto tramutata in terrore quando il nerboruto albero ha iniziato a far minacciosamente scattare le sue equine protuberanze verso le terga di coloro che si sono avvicinati. Di seguito la descrizione di alcuni incresciosi incidenti.

Simone De Montonis (a tutti noto come "il sacrestano allupato") è uscito dalla collegiata a fumare una sigaretta, stanco dopo una maratona copulatoria in sacrestia, nel corso della quale si era congiunto carnalmente con 17 suore di seguito una all'altra. Incuriosito, il manigoldo si è avvicinato all'albero, dal quale, scattando come una lama da coltello, è partita una supposta della penitenza che lo ha penetrato nelle terga con tale violenza da fargli venire un nodo in gola.

Mariuccia Grigiotti (detta "acquasantiera") era appena uscita dall'edicola, dove si era recata per acquistare "Avvenire", "Famiglia Cristiana", "La voce del turibolo" e "L'araldo dell'Astinenza". Per passare un poco il tempo in attesa della messa mattutina, la morigeratissima Mariuccia si è avvicinata alla perteghella, dalla quale due suppostoni rivestiti di incenso e cera si sono scagliati con veemenza. La signora è riuscita miracolosamente a sottrarsi alle feroci intenzioni dell'albero scappando a gambe levate, salvo poi tornare indietro ed urlare a squarciagola "quanti anni ho perso a fare la castigata, ora è capito che è meglio essere castigata, eccomi, mirabile pianta carnale, meraviglia legnosa e turgida, sono tutta tua, altro che mio marito, ci sta dentro 10 volte come misure e 20 volte come tempo di reazione".

Pierino Soldini (di professione promotore finanziario) aveva appena finito di piazzare un prodotto finanziario derivato ad una ventina di anziani del centro storico. Contento del fatto che l'operazione avrebbe fatto silenziosamente transitare la metà dei sudati risparmi dei vegliardi nelle sue capienti scarselle, ha deciso di farsi un aperitivo in un bar di piazza Campello. Vista la rigogliosa perteghella, si è avvicinato con curiosità. Con la velocità di un razzo anticarro, una supposta della penitenza dalla scorza rugosissima l'ha sodomizzato a bruciapelo, lasciandolo poi a terra dolorante (e con un diametro di 20 centimetri). Tentando di rialzarsi, ha visto che sul tronco dell'albero era inciso con un temperino "MEMENTO: chi incula di 10 viene inculato di 100".

Pietro Paolo Efebino (noto in zona come "Josephine") si è invece immolato volontariamente.
Verso mezzogiorno, sulla perteghella è spuntata miracolosamente una foglia di circa mezzo metro quadro con un scritta al centro: "Il castigo più tardi arriva e più è grasso. Se non mi consegnate subito una vergine, io lancio due supposte, una in chiesa ed una in municipio e, statene certi, il sindaco e l'arciprete li trovo".
Tra le somme autorità spirituali e temporali di Sondrio si è immediatamente diffuso il terrore nero e, congiuntamente, hanno convocato una conferenza stampa per informare le folle, oceaniche e muggenti, del tremendo pericolo che incombeva sulla città.
L'opinione pubblica è caduta immediatamente in preda al panico. Infatti, da una parte vi era il terrore di un irrimediabile sfregio all'ordine costituito temporal-spirituale, che avrebbe portato alla disarticolazione morale e culturale della necropoli, inconscia di essere tale. D'altro canto, anche il desiderio della perteghella di avere consegnata una vergine era impossibile da esaudire in se medesimo, atteso che verginità e Sondrio sono due entità che non confinano.
Quando tutto sembrava ormai perduto, ecco che Josephine arriva di corsa, si prostra ad angolo retto dando le spalle all'albero del pene ed urla "Ho sempre desiderato essere l'amante di tutti i mariti di Sondrio ed ora mi si presenta l'opportunità di prendere ciò che ho sempre cercato. Prendimi, o perteghella, ed accada a me ciò che tu vuoi. Queste sono le mie terga, offerte in sacrificio per la salvezza della nazione".
Immediatamente, un suppostone della penitenza ha trafitto Josephine in retro-basso, sollevandola poi sulla chioma dell'albero. Da quel momento, lui/lei penzola tra le foglie e continua a declamare in modo estatico "dulce et decorum est pro patria siluro subire".

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