martedì 4 agosto 2015

Memorie di un boia - Trancio IV

Mortiferi baci&abbracci a tutti!! Sono sempre io, la vostra Gloria Camelia Flora Strozzi Forconi, il vostro "Mamba del patibolo", il boia più creativo e alla moda che ci sia, il vostro incubo più fortunato.
Oggi vi voglio parlare di un tema spinoso ed attraente al contempo: i risvolti erotico - sessuali dell'esecuzione capitale. Sissignori, sotto certe condizioni, spedire all'inferno un pendaglio da forca è una fonte di piacere carnale insuperabile!! Come sempre, occorre andare al di là di apparenze e luoghi comuni, ragionando fuori dagli schemi precostituiti e dai concetti preconfezionati ... insomma, occorre essere un boia libero professionista come me!
C'è chi svolge la libera professione per redigere rogiti ed atti, chi per compilare dichiarazioni dei redditi, chi per stendere progetti di case e capannoni e chi per ridurre il tasso di feccia e rifiuti nella società. Io faccio il boia per passione, non sono un'impiegata statale che aspetta tutti i mesi il 27, io sono un'artista del patibolo, lavoro a cottimo ma ogni esecuzione è per me un pezzo unico, un'opera d'arte.
Io nel mio lavoro ci metto l'anima ... e faccio rendere al diavolo l'anima dei condannati! Io non pratico banali iniezioni letali, non mi limito a schiacciare un bottone, io spengo il sole sulle persone mettendoci tutta me stessa!
E' per tutti questi motivi che l'esecuzione capitale mi procura piaceri carnali inenarrabili. Di seguito vi illustro alcuni dei devastanti piaceri che ho provato nel corso della mia onorata carriera (tutt'altro che in dirittura d'arrivo, grazie alla legge Fornero ho ancora davanti a me almeno 20 - 23 anni di esecuzioni capitali, ma per me non è un lavoro usurante ma semmai vivificante). Naturalmente si tratta di una cernita di episodi, perchè se ve li raccontassi tutti, ne uscirebbe un tomo spesso come un vocabolario.

Ghigliottina a Cosio
Tre anni fa ho giustiziato, nel bel mezzo della Sagra degli arrosticini di Cosio, un tal Piermatteo Carciofolotti, mandato sulla forca per aver scaricato da internet un file mp3 con la canzone del pulcino Pio.
Di primo acchito, sembrava che il condannato fosse conscio dell'empietà del suo gesto e di conseguenza aspettasse l'esecuzione quasi con impazienza, come se fosse un'occasione per salvare la propria anima e lasciare questo mondo di tentazioni dove lui aveva esaurito il proprio ruolo. Sembrava così, perchè quando l'ho posizionato ed incatenato sulla tavola scorrevole della ghigliottina, ha improvvisamente iniziato a dare in escandescenze. Per qualche secondo l'ho lasciato strepitare, poi ho spinto il suo collo sotto la lunetta e mi sono apprestata a sbloccare il fermo della mannaia ... ma mi sono fermata un attimo, vedendo che il Carciofolotti era in preda ad una violenta e smisurata erezione, tale da lacerargli il cavallo dei pantaloni. Mi sono sentita assalita da un delirante, farneticante desiderio erotico ed ho deciso di concedermi a lui, riservandogli un'esperienza carnale da perderci la testa (in tutti i sensi). Abbiamo cominciato a copulare nell'unica posizione consentita, lo smorzacandela, visto che era immobilizzato sulla tavola. La sua virilità era ciclopica ed io ero completamente impazzita dal folle piacere. Ad un certo punto ho sentito che un un orgasmo potente come la dinamite mi stava per sconvolgere ed allora ho deciso: mentre il mio corpo si contorceva tutto come attraversato da una scarica a 100mila volt, ho azionato la mannaia. Come io ho lanciato un rantolo di piacere animalesco, la sua testa è volata via ... un perfetto tempismo, ça va sans dire!

Impiccagione a Talamona
E' successo qualche mese fa, nel cortile delle scuole elementari di Talamona. Dovevo impiccare AntonGabriele Lassoni, condannato a morte per alitosi, flatulenza e traffico illecito di carrube. Le lezioni a scuola erano state sospese e tutti i bambini erano stati portati in cortile per assistere all'esecuzione.
Avevo già innalzato il patibolo, controllato il funzionamento della botola e preparato il cappio. Attendevo con trepidazione l'arrivo del pendaglio da forca.
Mi portano il marrano caricato sul cassone di un Ape, già legato come un salame e bendato. Lestamente lo faccio salire dalla scaletta del patibolo, gli infilo la testa nel cappio e poi mi godo lo stato di eccitazione che sta dilagando tra i miei giovani spettatori, tutti lì, impalati e col fiato sospeso, ad aspettare che io tiri la leva che fa aprire la botola e spenga per sempre la luce davanti agli occhi del Lassoni. Decine di occhi immobili nei quali mi pare di leggere "apri la botola, apri la botola, siamo qui per questo, meglio che far lezione di geografia". La frenesia dei bambini si stava impadronendo di me. Sentivo sulla mia pelle uno strano formicolio, come un susseguirsi di scosse elettriche dall'effetto psichedelico. Ad un certo punto, quel formicolio si è trasmesso alle mie parti intime e continuava a crescere. Mi sono sentita come portata in volo da una sorta d'irresistibile turbine di energia, un climax ascendente cui mi volevo arrendere senza condizioni, sempre più in alto, sempre più forte, sempre più fuori dal mio corpo. Ad un certo punto, pur se sconvolta da quella magnifica sensazione, mi sono resa conto che, avanti di quel passo, il pendaglio da forca avrebbe inopinatamente salvato il collo ... inammissibile per la mia deontologia professionale!! Così, d'impeto, ad occhi chiusi, ho tirato la leva e la botola si è aperta. Il tonfo della botola mi ha riportato alla realtà, ho aperto gli occhi ed il marrano penzolava lieve dalla corda, dondolando come un pendolo, aveva gli occhi strabuzzati ed i suoi intestini si erano rilassati mandando un gran fetore. Dinanzi a questa scena sono stata colta da un orgasmo che mi ha fatto tremare tutti i muscoli per almeno una trentina di secondi, dopo di che mi sono dovuta sdraiare a terra, stordita ed ubriaca. Anche questa volta, però, il lavoro era stato fatto, e fatto come si deve!

Garrota a Dubino
Nel dicembre dello scorso anno ho garrotato, di fronte al municipio di Dubino, la 70enne Etelberta La Pedria, condannata alla pena capitale per commercio all'ingrosso e cessione al minuto di vini prodotti tra Mello e Traona (azione potenzialmente in grado di mietere centinaia di vittime).
Sistemo la pericolossima trafficante di mescite sulla panca della garrota, gli applico il collare e comincio a girare la vite, lentamente, per non rovinare la suspence al pubblico che assiste numeroso.
Ad ogni giro di vite gli astanti urlavano "olè" e facevano un tifo da stadio. Io invece, ad ogni giro di vite, dicevo dentro di me "sìiiii..... sìiiii.....", come se stessi possedendo carnalmente qualcuno con un fallo magico spuntato come per miracolo. Giravo la vite a strappi, con forza fisica spropositata rispetto al necessario, come in preda ad un'ossessione. Ad un certo punto, il coro degli spettatori si è fatto sempre più assordante ed io mi sono accorta che la spacciatrice di liquami pseudo enologici aveva ormai gli occhi fuori dalle orbite e la lingua a penzoloni. E' stato a quel punto che ho dato un ultimo colpo di vite ed ho urlato "sìiiiiiiiiiii, godoooooo", in preda ad una eccitazione incontrollabile. Anche quel giorno, una volta venuta sera, ho chiuso gli occhi con la serenità di chi ha fatto il proprio dovere, credendo nel proprio lavoro e godendo letteralmente di esso senza ipocrisie.

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