venerdì 25 marzo 2016

Lolita della finestra

Conturbante Lolita della finestra
alla ricerca d'un piatto di minestra
con impegno allunga triste il becco
per conquistare erba e pan secco
con dedizione nel cassonetto ravana
alla ricerca di un avanzo di banana
è finita la brillante commedia
si entra nel tempo dell'inedia
affascinante pulzella del telaio
caduta malamente in brutto guaio
avvenente, determinata, orgogliosa
è finita in una storia incresciosa
figlia dell'antica città franata
la sua sorte è di botto atterrata
ha perso colpi la cara mamma
e trovarsi sola sai che dramma
un bel buco in cassa è spuntato
non solo col Vaticano si fa concordato
farà certo un bell'esame di coscienza
anche interiore può esser l'insolvenza
niente pareva poi esser anormale
una ben celata bancarotta morale
ipercritica determinata e testarda
calice amaro, non bicchiere di bonarda
caratterino spigoloso che taglia i ponti
una padella per caldarroste i suoi conti
conti con più buchi di una schiumarola
a causa di plurima finanziaria sola
chi pensava potesse andar a finir così
ad una certa età ancora a mandar CV
riccioluta profetessa del vetro isolato
è arrivato un conto duro e salato
carismatica cantrice della maniglia
greve boccone fa la faccia vermiglia
OK, scegli il tuo pacco con attenzione
decidi tu stessa la tua esecuzione
ti attende il Mamba nero sibilante
oggi è giorno di attesa trepidante
sinuosa Salomè del serramento
roboante è l'imprevisto fallimento

mercoledì 2 marzo 2016

Sondrio (SO). Giustiziato il "fetido Lezzini"

Ad esecuzione avvenuta, la Commissione straordinaria panSondriese per la repressione di fetore, meteorismo e coprofilia (CSpS) rende noto che è stato giustiziato il fetido Lezzini. L'esecuzione risolve definitivamente il problema dell'insopportabile fetore che da tempo ammorbava Sondrio, nella zona compresa tra via XXV Aprile e corso Vittorio Veneto, un fetore tale da costringere i passanti a darsela a gambe ed i residenti a tapparsi in casa, sprangando porte e finestre. Per diversi anni, il centro di Sondrio è stato infatti devastato da un mefitico e ricorrente cataclisma, fonte di enorme allarme sociale, che si abbatteva all'improvviso, saturando l'aria di un odore simile a quello generato da un milione di polli con la dissenteria o al peto di un brontosauro.
Il responsabile dei ferali accaduti era tale GianGioele PierAndrea Lezzini, detto "el statalasso provincial", di professione impiegato pubblico nullafacente a spese delle pubbliche casse, un vero e proprio mangiatore a "ufa". Il Lezzini era un autentico affannato mentale, dallo sguaiato accento romanesco, dalla personalità disturbata e con pesanti tendenze alla megalomania.
Il rifiuto umano era aduso emettere fetori mortali per un quadruplice ordine di motivi:

  1. era affetto da una rara forma di cerebromarcescenza liquida, che gli causava versamenti di pus dalle narici. Giova ricordare che, quando si aggirava per la città, starnutiva in modo così violento da imbrattare di pus le vetrine dei negozi e fare la doccia ai passanti
  2. a causa del suo impiego pubblico da scaldatore di poltrone, aveva sviluppato impressionanti piaghe da decubito chiappali. Durante la deambulazione, tali fetenti bubboni, grossi come delle angurie, solevano scoppiare, liberando grandi quantità di gas putrido e pus pastoso come la polenta
  3. soleva nutrirsi di erbe spontanee raccolte sulle scarpate delle strade e di ingenti volumi di scarti di macello stagionati sottoterra, affinchè assumessero un tipico odore di carogna. Facile quindi immaginare la devastante alitosi stercogena di cui soffriva (gli bastava fiatare mentre era per strada per scatenare un allarme da guerra biologica)
  4. aveva sviluppato una rarissima forma di neoplasia gassosa intestinale. Due volte al giorno le sue viscere si riempivano di circa 2 mc di gas che il putrescente figuro doveva evacuare, per evitare rischi di esplosione delle budella e sfrangiamento dello sfintere. Si applicava perciò una cannula rettale di drenaggio aeriforme, che sfiatava fuori dalla finestra del suo  ufficio 
Le prodezze odorose del manigoldo in questione producevano conseguenze devastanti:

  • svenimenti di animali domestici, anziani e bambini
  • morte subitanea di uccelli ed insetti, che si schiantavano al suolo stecchiti
  • ingiallimento e caduta delle foglie degli alberi
  • rinsecchimento di erba e fiori
  • corrosione dell'intonaco dei fabbricati
  • crepe nell'asfalto delle strade

Pasquino Pinzocheri Press Agency ha raccolto alcune dichiarazioni del direttore della CSpS, Felice Di Edmondo Gerginelli:

  • ""per troppo tempo il fetido Lezzini ha funestato la vita civile di Sondrio, mettendo seriamente a rischio la salute della popolazione
  • trattandosi di un vero e proprio nemico del popolo, che ha commesso crimini contro il popolo lavoratore, era necessario agire senza indugio, con la massima sollecitudine e con specifici strumenti giuridici
  • era chiara la coscienza del fatto che per eliminare il problema occorreva eliminare l'uomo
  • per questo è stata implementata una speciale procedura giudiziaria in forza della quale un comitato di tre persone scelte tra i membri della CSpS hanno agito esercitando cumulativamente le funzioni di polizia giudiziaria, pubblica accusa, magistrato giudicante e boia
  • la scelta di condannare Lezzini alla pena capitale in contumacia è stata presa all'unanimità
  • abbiamo poi proceduto al suo arresto all'uscita dall'ufficio pubblico dove per lunghi anni ha mangiato a sbafo a spese dei cittadini, caricandolo su un furgone e portandolo in un luogo sconosciuto. Occorre dire che ci è sembrato abbastanza sorpreso quando gli abbiamo comunicato di doverlo giustiziare ed ha avuto persino il barbaro coraggio di sentirsi la coscienza a posto e di non comprendere quali fossero i crimini a lui imputati (quando l'indole criminale è così sviluppata, viene meno qualunque consapevolezza del proprio essere nemici del popolo e fattore di pericolosità sociale)
  • si è poi posto il problema di scegliere la modalità di esecuzione, che non poteva certo essere asettica ed indolore. Dopo lunghe riflessioni, abbiamo deciso di applicare un feroce contrappasso di tipo dantesco: colui che per troppo tempo ha ammorbato il popolo con le sue esalazioni doveva essere eliminato dalle sue stesse medesime esalazioni. Per questo abbiamo allestito una camera a tenuta stagna e vi abbiamo rinchiuso il lestofante; dopo 18 ore di esposizione alle proprie puzze il pendaglio da forca ha tirato le cuoia
  • prima di dire addio al sole ci ha però chiesto un colloquio, nel corso del quale ha fatto autocritica per il male commesso e si è detto sinceramente pentito per le sofferenze arrecate al popolo (va da se che questo non ci ha minimamente fatto tornare sulle nostre decisioni, convinti come siamo che un'autocritica è seria e credibile se e solo se chi la fa viene poi giustiziato)
  • terminate le formalità post esecuzione, le spoglie del fetido Lezzini sono scomparse nel nulla, inumate in località top secret, al fine di evitarne il culto da parte di qualche nostalgico nonchè pericolosi tentativi di emulazione
  • come mi ero ripromesso, il fetido Lezzini non è sparito solo dalla vista dei cittadini ma anche dalla loro memoria. Di lui si parla oggi al passato ma, in prospettiva, non ne deve restare nemmeno il ricordo, così che tra qualche tempo sarà difficile persino pensare che sia esistito""

martedì 1 marzo 2016

Esplode a livello mondiale l'interesse antropologico per la "Costa dei Cech"

Da almeno un paio di mesi, il lato retico della bassa Valtellina (c.d. "Costa dei Cech") è diventato oggetto di un grande interesse, a livello mondiale, per gli studiosi di antropologia. Nell'area tra Dazio e Dubino sono ad oggi presenti almeno un centinaio di luminari dell'antropologia, provenienti dalle più rinomate università dell'orbe terracqueo (si citano, in modo non esaustivo, Yale, Harvard, Princeton, Berkeley, Oxford, Cambridge, Tubinga, Heidelberg, Sorbona, Salamanca). 
Pasquino Pinzocheri Press Agency ha deciso di indagare e di vederci chiaro, affinchè il popolo venga reso edotto circa le motivazioni che hanno spinto il gotha universitario mondiale a spedire un tale numero di eminentissimi e chiarissimi cattedratici nella landa in parola. I risultati delle indagini svolte sono stupefacenti. La popolazione della Costa dei Cech ha un unico progenitore comune: l'antica tribù nomade pre-indoeuropea dei Marshunatz, originaria della penisola di Kamchatka. 
Scavi archeologici condotti negli scorsi anni a Bedoglio, Pianezzo e Cercino, hanno consentito di appurare che attorno al 1.200 a.C. un migliaio di famiglie Marshunatz, guidate dal loro condottiero Thrapanabek il rubizzo aveva raggiunto la Costa, creandovi diversi insediamenti. Non solo: dalla decifrazione dei pittogrammi scolpiti su una stele ritrovata a Pianezzo è stato possibile ricostruire le motivazione dell'arrivo dei Marshunatz. Nel 1.235 a.C. il territorio nella Kamchatka era stato colpito da una gravissima carestia viticola ed enologica che aveva sconvolto la vita della nostra balda tribù, nota tra i popoli dell'estremo nord est dell'Asia per i ciclopici consumi di vino e, soprattutto, di feccia vinaria.
Sconvolti dalla mancanza di prodotti enologici, alcuni gruppi di Marshunatz hanno iniziato a vagare senza meta per tundre, steppe e taighe. Dopo circa 22 anni di peregrinazioni, uno dei gruppi è arrivato sulla Costa e, vededondola cosparsa di vigneti, i poveri vagabondi hanno deciso di stanziarvisi, convinti di aver raggiunto la nuova terra promessa. Mal loro ne incolse! Infatti, già nel 1.198 a.C. la metà dei Marshunatz era stata decimata da devastanti malattie conseguenti al consumo smodato dei terribili, mefitici e venefici prodotti enologici della Costa dei Cech (così risulta da una stele funeraria ritrovata nella necropoli di Bedoglio). In particolare, risulta straziante la vicenda del piccolo Chockmin, bambino di 2 anni fulminato dopo aver tirato due sorsate di liquame enologico locale da un fiasco cui era stata applicata una tettarella ricavata dallo scroto di un montone.
Secondo un meccanismo tipicamente darwiniano di selezione naturale, coloro che presentavano caratteristiche fisiche e metaboliche in grado di mettere il loro organismo al riparo dalla tossicità acuta dello pseudo-vino locale,  sono sopravvissuti ed hanno trasmesso il loro patrimonio genetico ai loro discendenti. Questa seconda generazione di Marshunatz nata e cresciuta sulla Costa dei Cech è il progenitore comune di tutte le popolazioni che ancora oggi, inopinatamente, vivono e prosperano in tale terra, unanimemente ritenuta dai popoli civili "in partibus infidelium".
I Marshunatz superstiti si sono quindi sparsi su tutti i territori della Costa dei Cech, fondandovi insediamenti locali che, col passare dei secoli, sarebbero poi divenuti: Dazio, Civo, Mello, Traona, Cino, Cercino, Mantello e Dubino. La mescolanza con alcune popolazioni autoctone ha poi condotto ad una certa differenziazione degli abitanti di ciascuno dei delendi borghi rispetto alla matrice originaria, ma occorre sottolineare come tutte le popolazioni attualmente presenti tra Dubino e Dazio presentino comunque un alto tasso di comunanza genetica ed antropologica, valutato in oltre l'85%. Infatti, risultano essere tratti comuni:

  • lo smodato consumo di vino locale, di grappe autoprodotte e feccia vinaria
  • l'esecrabile passione per le automobili Alfa Romeo
  • la locuzione di lingue di chiara matrice non europea, presentanti un particolare tratto comune: utilizzano un alfabeto con sole 2 vocali e 7 consonanti (rispettivamente traslitterabile con "ou", "auu", "spt", "prt", "rng", "rsc", "rtt", "kgr" e "blk")
  • i riti propiziatori e di iniziazione sessuale svolti in stato di trance, indotta dal fumo di particolari spinelli imbottiti di foglie di cipolla, sterco di caprone essiccato, rape rosse ed olio di ricino
  • le severe restrizioni all'igiene personale per le persone che hanno superato l'età adolescenziale
  • l'abitudine, sia maschile che femminile, di corteggiarsi mediante forme plateali di masturbazione in pubblico
  • i culti politeistici pagani, con venerazione del dio Torch e della dea Alfetasha (la c.d. "empissima dualità")
  • il ricorso alla zoofilia da parte di coloro che non sono coniugati, a mo' di "remedium concupiscientiae", per evitare incesti e pederastie

Ciò posto, si è reso necessario creare ex novo una nuova categoria tassonomica: il ceppo "cechistaico", che raggruppa le seguenti etnie:

  • Dascini
  • Civuschi
  • Mellatici
  • Traonati
  • Cineschi
  • Cercinasci
  • Mantellagri
  • Dubinoschi

L'interesse da parte del gotha degli studiosi di antropologia è motivato dal fatto che le etnie presenti da oltre tre millenni nella Costa dei Cech sono un preclaro esempio di "differenziale della contemporaneità" o, per converso, di "fossile culturale". Il fatto di vivere in un habitat isolato, più culturalmente che fisicamente ad onor del vero, dal resto del mondo ha giocoforza generato dei fenomeni di differenziazione e ritardo evolutivo, pienamente osservabili. Osservando le popolazioni cechistaiche di oggi è quindi possibile, per una sorta di induzione a ritroso, avere, con buona approssimazione, un'idea di "come eravamo" tre millenni or sono.
Pasquino Pinzocheri Press Agency tiene a testimoniare il proprio massimo rispetto per tutti gli eminentissimi studiosi che stanno battendo palmo a palmo la Costa dei Cech e per le antiche istituzioni universitarie di cui fanno parte. Ciononostante, una domanda sorge spontanea: se quei popoli sono "fossili culturali", come tutti i fossili non sarebbe opportuno che fossero ricoperti da un congruo numero di metri di terra?

Va petaccio

Va, petaccio, sui verdi sbracati;
Va, e tanfa sui ladri, sul Trota,
Ove mangian luridi e laidi
Porci ingordi del suolo padan!

Del Belsito le tasche gonfiate,
Di decenza le brache abbassate...
Ohi Panzania sì lorda e corrotta!
Oh mangiata sì unta e letal!

Popol capro di grassi villani
Perché lercio dal sudicio pendi?
Il fetor ne' budelli riaccendi,
Ci ammorba l'aer d'Insubria!

O simil di sfinter ai peti
Manda un rutto di laido portento,
O t'instilli il fato un fetore
Che fa del petare virtute!