venerdì 15 gennaio 2016

Euskera (troppo strani per vivere, troppo rari per morire)

Euskera è la lingua basca, una lingua isolata parlata attualmente nel Paese basco (nel nord della Spagna e nell'estremo sud-ovest della Francia). I linguisti hanno provato a ricostruire una lingua proto-basca per mezzo della tecnica conosciuta come ricostruzione interna, ma non è stata ancora scoperta la sua origine e per questo viene considerata una lingua isolata, vale a dire una lingua che non è imparentata con nessun'altra lingua. Il lessico basco è costituito dalla maggior parte di parole di origine sconosciuta.
L'euskera è di fatto un "fossile linguistico" che continua a viverci accanto, a dispetto del tempo, delle repressioni e dei tentativi di genocidio linguistico e culturale, della volontà delle classi dominanti spagnole che nei secoli di tutto hanno fatto per cancellare il popolo basco e la sua lingua.
Detto in parole povere: il basco o lo sai o non capirai mai cosa  ti stanno raccontando. Visto dall'altro lato: se parli euskera in ben pochi ti sapranno capire.

Ma l'euskera non è solo un complesso argomento per studiosi di linguistica, è anche l'occasione per mettere a fuoco un valore "interiore", che impatta sulla nostra stessa essenza. Talvolta si combatte una vita intera per essere compresi ed accettati. Dopo anni di incomprensione e sordità di certe persone viene quasi da pensare "ma allora sono io che non mi faccio capire, sono io che non sono capace di spiegarmi, sono io che uso codici di comunicazione non condivisi, sono io che parlo euskera". Ed è proprio questo il punto: si arriva a pensare di essere colpevoli di non saper parlare a chi ci sta di fronte e che siano fondate le loro accuse di poca o nulla volontà di rapportarsi con loro. E allora ci si convince di essere inadeguati, non all'altezza della situazione, inadatti al mondo che ci circonda, non abbastanza pronti a capire quello che succede intorno a noi.
Ebbene, è un errore che occorre smettere di commettere! Noi non siamo incapaci di farci comprendere, non siamo incapaci di esprimerci, non siamo incapaci di comprendere quello che ci circonda. Semplicemente, noi siamo diversi, troppo diversi, troppo diversi nelle nostre sensibilità, troppo diversi nelle nostre aspirazioni, troppo diversi nei nostri desideri infiniti, troppo diversi nel nostro modo di essere e di interpretare gli stimoli, troppo diversi nel decidere quello che conta o no, troppo diversi nelle nostre passioni ... troppo diversi, insomma!!

Non parliamo euskera, siamo solamente portatori di un carico di diversità così forte da essere ritenuti allogeni rispetto alla comunità, al gruppo sociale (specie la famiglia) dove abbiamo avuto la ventura di nascere. Non capiremo mai perchè siamo "là dentro", forse è un capriccio del fato, cui è impossibile attribuire un senso, stanti le irrimediabili, irriducibili ed irredimibili diversità, diversità da definire senza paura "ontologiche", diversità di essenza. Sì, ecco, la diversità di essenza è il "logos" che genera tutte le altre diversità, che ne discendono obbligatoriamente. E' una "mutazione genetica dell'anima", che spiazza i mediocri che abbiamo di fronte, gettati nella totale incapacità di comprendere. Un'incapacità che non ammetteranno mai, nemmeno sotto tortura; quindi devono "sfangarsela" dicendoci che siamo noi gli illeggibili, gli incompatibili, gli inadatti, i borderline, i fuori dal tempo ... e magari pure gli innominabili, gli inguardabili, gli intoccabili.
Ribadiamolo, scriviamolo a lettere di fuoco: non siamo noi ad esprimerci in modo incomprensibile: sono coloro che stanno di fronte a noi a non volerci o saperci capire, in buona o malafede che sia, poco conta! Non possono, non vogliono o non sanno comprenderci per mille motivi che alla fine tendono a riassumersi in uno solo: il nostro radicale rifiuto della mediocrità, delle offerte modeste, dell'accontentarsi, del mangiar letame ed essere soddisfatti. Ebbene sì: noi rifiutiamo alla radice lo strafogarsi di quotidianità, di giorni uguali uno all'altro, rifiutiamo le piste già tracciate e le rotaie, rifiutiamo la soluzione standard, rifiutiamo di muoverci su segmenti perchè adoriamo sinusoidi, spirali e nastri di Mobius.

Siamo incomprensibili per loro perchè smascheriamo le loro vite devastate dalla schiavitù mentale e dalla banalità. Anche senza volerlo, siamo una voce sommamente sgradita delle loro cattive coscienze che, mai del tutto sopite, stanno continuamente a dire "ma sei proprio contento così?? sei sicuro che questa realtà sia esattamente quello che tu vuoi". Ad una simile domanda preferiscono non rispondere, attanagliati dal terrore di dare una risposta esatta, una risposta esatta che imporrebbe di cambiare troppe cose, di ripensare e concepire nuovamente, di radere al suolo e ricostruire. Cambiare, ripensare, ricostruire: impegni pesanti, per nulla coerenti con una pigrizia greve e multiforme, una pigrizia mentale, emotiva e cognitiva.

Ecco perchè siamo etichettati come "incomprensibili":
  • siamo abituati a farci mille domande ed a passare il nostro tempo a cercare le risposte
  • rifiutiamo la logica del lavorare come bestie solo per poter poi dire di averlo fatto
  • ce ne strafottiamo dello schema del tipo: tirare il carro da lunedì a venerdì, sabato mattina la spesa, sabato pomeriggio lavare l'auto se è bel tempo e poi tutti al cinema a vedere un film di animazione per accontentare i bimbominkia
  • ci imponiamo doveri diversi da quello coniugale
  • detestiamo gli idioti che si sentono realizzati con 70 metri quadri di appartamento al piano seminterrato, una station wagon di seconda mano e due minchioni di figli che a 10 anni non sanno ancora allacciarsi le scarpe
  • abbiamo fatto letture più impegnative della Gazzetta dello Sport
  • di cambiare la macchina con un SUV di 6 metri ce ne frega poco o nulla
  • non giriamo sei edicole per avere a tutti i costi l'ultimo numero di Peppa Pig o di Masha e Orso
  • ce ne freghiamo di puttanate tipo il lancio del palloncino con appesa la lettera per Babbo Natale
  • ce ne facciamo una ragione se non abbiamo passato il tosaerba da due settimane
  • la nostra vita ha un senso anche senza possedere un camper
  • moriamo dalla voglia di spaccare i denti ai bambini maleducati che ci sono in giro (ed anche agli idioti che li hanno inopinatamente messi al mondo)
  • ce ne freghiamo bellamente di farci 60 km in bici o di andare a cercar funghi
  • preferiamo visitare un sito archeologico piuttosto che Gardaland o il Parco delle Cornelle
  • non ci sentiamo attratti da un televisore 70 pollici da pagare con 60 comode rate mensili
  • non facciamo la coda per i saldi o per l'ultimo modello di i-phone
... e si potrebbe continuare all'infinito con dozzine, se non centinaia, di esempi di mediocrità eretta a sistema.

Se Orwell ha scritto che "Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario", a noi tocca ammettere con amarezza che "In un mondo dominato dalla mediocrità, la diversità diventa un marchio d'infamia". Quindi, avere sogni, idee, passioni ed aspirazioni diversi dalla "plumbea mediocritas" significa portarsi addosso un segno distintivo in negativo, è come dichiararsi negri, ebrei, sieropositivi, lebbrosi, omosessuali e compromettersi ogni possibilità di comprensione ed accoglienza che vada oltre le fredde formalità. E' il prezzo che si paga per non aver ceduto alla tentazione dell'autocensura emotiva.

Non siamo noi ad essere ricolmi di incomunicabilità, sono le menti e le anime di coloro che ci "sentono parlare" ma non ci "ascoltano parlare" ad essere impenetrabili al nostro linguaggio, che per questo siamo portati e pensare che sia in qualche modo diventato euskera.

Gli inglesi direbbero che siamo "too weird to live, too rare to die", ovvero "troppo strani per vivere, troppo rari per morire".

Per farla finita: se continuate ad accusarci di parlare euskera, cominceremo davvero a parlare euskera, non foss'altro per cambiare il nostro modo di parlare ai sordi.

Avete capito,  MEDIOCRI BASTARDI CHE NON SIETE ALTRO???